Ethan
Mi sento
finalmente a mio agio con il calore del suo corpo vicino al mio. Ha la magia in
quegli occhi questa ragazza, ogni volta che la vedo il cuore finalmente è in
pace.
Non in
subbuglio, non con le ali o frenetico. Il mio cuore, quando c’è lei, è in pace.
Così tanto che nemmeno riesco a crederci e spezzo la magia parlando e dicendo
le cose sbagliate.
Sono solo un
ragazzo.
Vorrei tanto
aver imparato a non nascondermi dietro a questa stupida e patetica scusa, ma
finisce sempre così. Sono solo un ragazzo, sono un ragazzo, posso sbagliare e
fingere di non avere conseguenze e responsabilità.
Dovrei chiederle
scusa. Dovrei chiederle scusa di tante cose, ma resto in silenzio. La abbraccio
e mi perdo nella mia serenità.
Sospiro e
distolgo lo sguardo da lei, rischio di scottarmi se continuo. Non si gioca con
il fuoco. Non si gioca con l’amore.
Una ragazza mora
passa lì davanti con delle amiche. Ride, ride così forte e così vera che non
riesco più a levarle gli occhi di dosso.
Mi ritrovo ad
essere geloso di quella felicità, mi ritrovo geloso di non poterne fare parte.
Come un automa
mi alzo e le vado incontro. Le sue amiche si zittiscono all’istante quando
vedono che sto per raggiungerle.
Sento Juliet
dietro di me, ferma immobile e impassibile. So che è diventata una maschera di
ghiaccio. So che sto per farle male nuovamente ma qualcosa dentro di me è
appena scoppiato.
Non ho idea di
cosa sia. Sento il cuore accelerare il ritmo e le mani sudare. Sento una voglia
che non credevo di poter possedere. Sento uno strano brivido alla spina
dorsale.
Mi fermo davanti
a lei senza presentarmi alle amiche e senza salutare. Tutto il locale sembra
fermo. Non sento un rumore, non vedo colori. Vedo lei, lei che è diventata i
miei colori, lei che è il sole che sorge la mattina.
Mi passo una
mano fra i capelli e le porgo una mano.
- Ethan.
Lei non pare
restare minimamente sbigottita, sorpresa o perlomeno incuriosita.
Non mi succede
praticamente mai. E’ una cosa completamente nuova per me. Di solito le ragazze
ridono e mi guardano quando passo loro affianco e questa invece mi squadra
dall’alto al basso, senza restare colpita.
- Liz. Ma per te
Elisabeth.
- Se non volevi
che ti chiamassi Liz perché mi hai detto il tuo soprannome, Liz?
- I tipi come te
non mi interessano.
- E sentiamo che
tipo sarei io?
Freno un sorriso
a malapena. Vorrei ridere. Ridere fino a piegarmi in due. A tutte interessano i
tipi come me. Tutte sono pronte a vendersi l’anima per un bel faccino e lo
farai anche tu Liz. Ma chi lo sa, forse per una volta me la venderò pure io
l’anima.
- Uno che si fa
le troiette e io non lo sono. Spiacente, siamo incompatibili.
- Spiacente eh..
beh Liz è stato un piacere conoscerti e sono sicuro che ci rivedremo ancora.
Mi piego per
darle un bacio sulla guancia e mi arriva uno schiaffo.
Mi volto verso
Juliet per vedere se sta ridendo e se si è rivista in Liz, visto che ogni volta
che provo a toccarla mi arrivano sberle, ma lei è concentrata a guardare un
ragazzo che sta bevendo al bar con Eddie. O magari sta guardando Eddie.
Una rabbia mi
invade, quasi avessi tutto il corpo percorso da scosse elettriche.
- Te ne vai?!
Liz irritata
mima le parole con la mano invitandomi ad andarmene.
Mi passo la mano
sul labbro per controllare che sia tutto a posto e dopo un “ciao” appena
mormorato mi incammino verso Juliet.
Dovrebbe
guardare me, non altri ragazzi.
Dio, Juliet, non
so più come fare con te.
Ti vorrei,
vorrei urlare al mondo intero che tu sei mia e allo stesso tempo vorrei fuggire
lontano.
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