Juliet
Non guardarlo,
non guardarlo. Non farti inutilmente male. Sposto lo sguardo alla ricerca di
una qualunque distrazione e la trovo in Eddie. E’ al bar con un ragazzo, stanno
bevendo ma vedo bene che si stanno scambiato soldi e posso immaginare cosa
voglia in cambio Eddie. Droga. Lo penso sprezzante ma la solita curiosità mi
invade. Fino a qualche tempo fa Ethan la prendeva come niente ma adesso sembra
essersi dato una calmata.
Alcol a tutto
spiano ma niente droga.
Sono concentrata
su quello che i ragazzi si stanno dicendo, cerco di capire le parole dal
movimento delle loro labbra ma non riesco.
Quando qualcuno
mi tocca la spalla sussulto involontariamente.
Ethan mi guarda
da in piedi incuriosito. Si siede vicino a me e mi chiede cosa stessi
osservando così attentamente.
Alzo le spalle e
mi lego i capelli con l’elastico che porto sempre al polso.
E’ di Ethan, non
me ne separo mai. Quando non ce l’ho è come se una parte di me fosse da
un’altra parte. Come se la metà di me destinata a lui fosse con lui.
- Ti piace
Eddie?
Che te ne
importa Ethan?
Perché me lo
chiedi?
Io ti ho mai
chiesto cosa provi tu per tutte quelle ragazze che guardi?
Ti ho mai
chiesto spiegazioni?
Ti ho mai
chiesto: ma tu all’amore ci credi?
- Se anche fosse
non sarebbero affari tuoi.
- Si, invece.
Per me sei come una sorellina, non posso starmene fermo a guardare se uno come
quello ci prova con te e tu ci stai pure!
È indignato.
Lui? Lui non ne ha nessun diritto. Ce l’ho io, io che lo perdono sempre. Io che
fingo di non sapere che tutti i suoi baci sono bugie, io che non gli chiedo mai
niente, io che non gli ho mai sentito chiedere scusa.
Non rispondo
nemmeno alla sua provocazione e mi guardo i piedi, incapace di incontrare i
suoi occhi. Mi fanno fare follie. Mi fanno annegare e non uscire più.
Eddie si alza,
beve l’ultimo goccio e viene a sedersi vicino a noi. Ethan non dice nulla
mentre lo vede preparare la cartina, guarda semplicemente intorno sperando di
non essere visto.
Se finisce nei
casini sua madre fa un infarto.
Eddie arrotola
il tutto e se lo porta alle labbra, tira fuori l’accendino e quando sta per
avvicinarlo alla sigaretta mi faccio coraggio, prendo una boccata d’aria e
parlo.
- Me la fai
provare?
Ethan si gira di
scatto verso di noi. Non dice nulla, si limita a fissarmi incredulo e
spaventato.
Eddie fa lo
stesso, lancia un’occhiata al mio amico e poi mi passa la sigaretta.
- Le prime volte
gira un po’ la testa quindi vacci pian..
- Non ci pensare
nemmeno di darle quella merda!
Ethan gliela
strappa dalle mani e la butta per terra per poi calpestarla.
- Ehi, amico,
costa quella roba!
- Te la ripago,
ora sparisci. E tu- mi indica con un dito, quasi fossi un bambina avessi
parlato con uno sconosciuto accettando caramelle – non farlo mai più, sono
chiaro?!
Sento le lacrime
salire agli occhi e mi alzo, faccio per andarmene ma lui mi prende per il
gomito. Mi libero con uno strattone e senza il minimo ritegno gli urlo dietro:
- Non provarci più,
non toccarmi. Tu non sei mio padre, non puoi dirmi cosa posso o non posso fare!
Stai fuori dalla mia vita dannazione.
Lascio il pub
senza guardarmi indietro e l’ultimo pensiero che ho prima di iniziare a camminare
a passo spedito è quanto ci metterò a tornare a casa a piedi, e soprattutto
spero che lui non sia già lì quando arriverò.
Entro in camera
senza curarmi di accendere la luce e inizio a spogliarmi, ma quando resto in
mutande e reggiseno sento una voce provenire dalla finestra.
- Non che lo
spettacolo mi dispiaccia ma ho pensato che ti avrebbe fatto piacere sapere che
hai uno spettatore.
La voce di Ethan
mi fa sussultare di paura ma appena elaboro le sue parole apro l’anta
dell’armadio e mi ci nascondo dietro.
- Potevi
aspettare un altro po’ a dirmelo.
Sento dei rumori
e sono certa che Eth stia entrando in camera, incurante della mia posizione.
- Sai, c’è buio
qua dentro, che ne dici se accendo la luce?
Sento dal suo
tono di voce che sta scherzando ma il mio cuore inizia a battere forte e la
voce si incrina.
- Per favore no.
Lo sento ridere
e mi chiedo cosa ci sia da ridere in una situazione del genere. Mi chiedo se
davvero possa essere così infantile e accendere la luce.
- Non lo farei
mai Juliet, sarò pure un cretino a volte ma non esagererei mai in questo modo.
Mi siedo sul tuo letto, cambiati. Giuro che non guardo.
Non del tutto
rassicurata prendo una canottiera e i pantaloni del pigiama e me li infilo
velocemente.
Chiudo l’armadio
sbattendolo e non vedo lo specchio spaccarsi e cadere finchè non sento bruciore
al braccio. Una piccola scheggia si è conficcata lì e il sangue inizia ad
uscire. Incrocio subito lo sguardo di Ethan sperando che non si sia accorto di
nulla ma appena lo specchio cade rovinosamente a terra si gira a guardarmi.
Si gira a
guardarmi e vede il sangue sul mio braccio. Si gira a guardarmi e gli leggo la
paura negli occhi.
Prendo una
sciarpa dall’armadio, la lego attorno al braccio e mi avvicino piano a lui. Mi
avvicino piano per non spaventarlo, mi avvicino quasi fosse un animale pronto a
scattare, mettendo davanti a me le braccia.
- Ethan, va
tutto bene. Eth, guardami.
La mia mano è
fra i suoi capelli, le dita danzano e cercano di calmarlo.
- Ci sono io,
sono qui con te. Va tutto bene. Sto bene.
Scandisco piano
le parole quasi fosse un bambino. Lo so, lo so cosa ti ricorda il sangue. So
cosa ti succede. So che fantasma sbuca fuori dai tuoi ricordi ma ci sono io
amore mio. Ci sono io qui con te. Non puoi avere paura.
Non serve.
Non più.
***
Ridiamo. Ridiamo e scherziamo seduti fuori
in una panchina del parco. Ethan non la smette di farmi il solletico e il suo
amico Stefano ci guarda silenzioso. Oggi è strano. Qualcosa non va. So che non
si aspettava di vederci arrivare insieme. So che voleva parlare con Eth e basta
ma ho litigato di nuovo con i miei e proprio non ce l’ho fatta a starmene a
casa da sola.
Improvvisamente Ethan si blocca e la mia
mente accavalla i ricordi, i momenti, i sorrisi. La mia mente accavalla tutto
mentre vedo Stefano portarsi la mano al naso mentre il sangue esce. Ci ripete
che sta bene ma Eth gli dice di restare seduto, gli chiede se ha preso
qualcosa, se gli fa male la testa.
- Passa subito Eth, non preoccuparti.
Passa subito, non preoccuparti.
Passa subito, non preoccuparti.
Le parole rimbombano mentre Stefano cade a
terra con noi due li, incapaci di fare qualcosa.
Sangue. C’è il sangue per terra e vedo Eth
urlare, la gente avvicinarsi e chiamare aiuto.
Io resto ferma, immobile.
Inutile.
L’ambulanza arriva ma non vogliono far
salire Eth e lui sembra non averne la forza. Resta a terra, inginocchiato a
guardarsi le mani sporche di sangue.
Il sangue del suo migliore amico.
Finalmente riesco a riappropriarmi della mie
facoltà mentali e mi siedo accanto ad Ethan. Ha lo sguardo fisso sulle mani,
uno sguardo spento e incurante di ciò che lo circonda.
Credo che sia stato in questo momento che
l’Ethan che conoscevo si è spezzato per sempre.
***
- Ethan,
guardami. Sei qui, con me. Nella mia stanza. Ci siamo solo io e te.
Ethan respira
piano e chiude gli occhi, lo abbraccio proprio come quel giorno ma questa volta
lui non piange, questa volta torna ad essere il ragazzo forte e chiuso.
- Scusa.
Lo sussurra
appena ed io mi immobilizzo.
Come puoi
dirmelo così? Come puoi vergognarti di ogni debolezza, di ogni difetto, di ogni
affetto?
- Devo andare.
Si alza e scende
le scale senza voltarsi a guardarmi.
- Ethan! Eth,
aspetta.
Lo seguo fuori
sotto la pioggia, incurante di essere con i pantaloni del pigiama e una canottiera.
- Per favore,
fermati.
Si gira e glielo
leggo negli occhi. Lo so che sta per scoppiare.
Non ti
permetterò di andartene via così. Non ti permetterò di farti ancora del male,
di nasconderti e piangere da solo.
- Perché..?
Mi lecco le
labbra bagnate e tiro fuori quel coraggio che per troppo tempo mi è mancato.
- Resta da me
Eth, resta con me. Io e te. Lo so che è tutto diverso, lo so che ti manca Ste.
Ma ci sono io. Ci sono io per te.
Ethan si
avvicina piano tenendo lo sguardo verso il basso quasi ci fosse qualcosa di
vitale nelle sue scarpe.
- Juliet, tu non
puoi capire… tu non lo sai cosa vuol dire.
- No, hai
ragione. Io non posso capire se tu non mi dici nulla. Ma visto che ti senti
tanto forte quando sei da solo, restaci.
Rientro in casa
sbattendo la porta e mi rannicchio a terra.
Piango, piango
forte stringendo le braccia al corpo e tremando.
Sei tu che non
capisci Eth.
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