domenica 28 dicembre 2014

Pensavo di salvarti #9



Juliet
Non guardarlo, non guardarlo. Non farti inutilmente male. Sposto lo sguardo alla ricerca di una qualunque distrazione e la trovo in Eddie. E’ al bar con un ragazzo, stanno bevendo ma vedo bene che si stanno scambiato soldi e posso immaginare cosa voglia in cambio Eddie. Droga. Lo penso sprezzante ma la solita curiosità mi invade. Fino a qualche tempo fa Ethan la prendeva come niente ma adesso sembra essersi dato una calmata.
Alcol a tutto spiano ma niente droga.
Sono concentrata su quello che i ragazzi si stanno dicendo, cerco di capire le parole dal movimento delle loro labbra ma non riesco.
Quando qualcuno mi tocca la spalla sussulto involontariamente.
Ethan mi guarda da in piedi incuriosito. Si siede vicino a me e mi chiede cosa stessi osservando così attentamente.
Alzo le spalle e mi lego i capelli con l’elastico che porto sempre al polso.
E’ di Ethan, non me ne separo mai. Quando non ce l’ho è come se una parte di me fosse da un’altra parte. Come se la metà di me destinata a lui fosse con lui.
- Ti piace Eddie?
Che te ne importa Ethan?
Perché me lo chiedi?
Io ti ho mai chiesto cosa provi tu per tutte quelle ragazze che guardi?
Ti ho mai chiesto spiegazioni?
Ti ho mai chiesto: ma tu all’amore ci credi?
- Se anche fosse non sarebbero affari tuoi.
- Si, invece. Per me sei come una sorellina, non posso starmene fermo a guardare se uno come quello ci prova con te e tu ci stai pure!
È indignato. Lui? Lui non ne ha nessun diritto. Ce l’ho io, io che lo perdono sempre. Io che fingo di non sapere che tutti i suoi baci sono bugie, io che non gli chiedo mai niente, io che non gli ho mai sentito chiedere scusa.
Non rispondo nemmeno alla sua provocazione e mi guardo i piedi, incapace di incontrare i suoi occhi. Mi fanno fare follie. Mi fanno annegare e non uscire più.
Eddie si alza, beve l’ultimo goccio e viene a sedersi vicino a noi. Ethan non dice nulla mentre lo vede preparare la cartina, guarda semplicemente intorno sperando di non essere visto.
Se finisce nei casini sua madre fa un infarto.
Eddie arrotola il tutto e se lo porta alle labbra, tira fuori l’accendino e quando sta per avvicinarlo alla sigaretta mi faccio coraggio, prendo una boccata d’aria e parlo.
- Me la fai provare?
Ethan si gira di scatto verso di noi. Non dice nulla, si limita a fissarmi incredulo e spaventato.
Eddie fa lo stesso, lancia un’occhiata al mio amico e poi mi passa la sigaretta.
- Le prime volte gira un po’ la testa quindi vacci pian..
- Non ci pensare nemmeno di darle quella merda!
Ethan gliela strappa dalle mani e la butta per terra per poi calpestarla.
- Ehi, amico, costa quella roba!
- Te la ripago, ora sparisci. E tu- mi indica con un dito, quasi fossi un bambina avessi parlato con uno sconosciuto accettando caramelle – non farlo mai più, sono chiaro?!
Sento le lacrime salire agli occhi e mi alzo, faccio per andarmene ma lui mi prende per il gomito. Mi libero con uno strattone e senza il minimo ritegno gli urlo dietro:
- Non provarci più, non toccarmi. Tu non sei mio padre, non puoi dirmi cosa posso o non posso fare! Stai fuori dalla mia vita dannazione.
Lascio il pub senza guardarmi indietro e l’ultimo pensiero che ho prima di iniziare a camminare a passo spedito è quanto ci metterò a tornare a casa a piedi, e soprattutto spero che lui non sia già lì quando arriverò.

Entro in camera senza curarmi di accendere la luce e inizio a spogliarmi, ma quando resto in mutande e reggiseno sento una voce provenire dalla finestra.
- Non che lo spettacolo mi dispiaccia ma ho pensato che ti avrebbe fatto piacere sapere che hai uno spettatore.
La voce di Ethan mi fa sussultare di paura ma appena elaboro le sue parole apro l’anta dell’armadio e mi ci nascondo dietro.
- Potevi aspettare un altro po’ a dirmelo.
Sento dei rumori e sono certa che Eth stia entrando in camera, incurante della mia posizione.
- Sai, c’è buio qua dentro, che ne dici se accendo la luce?
Sento dal suo tono di voce che sta scherzando ma il mio cuore inizia a battere forte e la voce si incrina.
- Per favore no.
Lo sento ridere e mi chiedo cosa ci sia da ridere in una situazione del genere. Mi chiedo se davvero possa essere così infantile e accendere la luce.
- Non lo farei mai Juliet, sarò pure un cretino a volte ma non esagererei mai in questo modo. Mi siedo sul tuo letto, cambiati. Giuro che non guardo.
Non del tutto rassicurata prendo una canottiera e i pantaloni del pigiama e me li infilo velocemente.
Chiudo l’armadio sbattendolo e non vedo lo specchio spaccarsi e cadere finchè non sento bruciore al braccio. Una piccola scheggia si è conficcata lì e il sangue inizia ad uscire. Incrocio subito lo sguardo di Ethan sperando che non si sia accorto di nulla ma appena lo specchio cade rovinosamente a terra si gira a guardarmi.
Si gira a guardarmi e vede il sangue sul mio braccio. Si gira a guardarmi e gli leggo la paura negli occhi.
Prendo una sciarpa dall’armadio, la lego attorno al braccio e mi avvicino piano a lui. Mi avvicino piano per non spaventarlo, mi avvicino quasi fosse un animale pronto a scattare, mettendo davanti a me le braccia.
- Ethan, va tutto bene. Eth, guardami.
La mia mano è fra i suoi capelli, le dita danzano e cercano di calmarlo.
- Ci sono io, sono qui con te. Va tutto bene. Sto bene.
Scandisco piano le parole quasi fosse un bambino. Lo so, lo so cosa ti ricorda il sangue. So cosa ti succede. So che fantasma sbuca fuori dai tuoi ricordi ma ci sono io amore mio. Ci sono io qui con te. Non puoi avere paura.
Non serve.
Non più.

***

Ridiamo. Ridiamo e scherziamo seduti fuori in una panchina del parco. Ethan non la smette di farmi il solletico e il suo amico Stefano ci guarda silenzioso. Oggi è strano. Qualcosa non va. So che non si aspettava di vederci arrivare insieme. So che voleva parlare con Eth e basta ma ho litigato di nuovo con i miei e proprio non ce l’ho fatta a starmene a casa da sola.
Improvvisamente Ethan si blocca e la mia mente accavalla i ricordi, i momenti, i sorrisi. La mia mente accavalla tutto mentre vedo Stefano portarsi la mano al naso mentre il sangue esce. Ci ripete che sta bene ma Eth gli dice di restare seduto, gli chiede se ha preso qualcosa, se gli fa male la testa.
- Passa subito Eth, non preoccuparti.
Passa subito, non preoccuparti.
Passa subito, non preoccuparti.
Le parole rimbombano mentre Stefano cade a terra con noi due li, incapaci di fare qualcosa.
Sangue. C’è il sangue per terra e vedo Eth urlare, la gente avvicinarsi e chiamare aiuto.
Io resto ferma, immobile.
Inutile.
L’ambulanza arriva ma non vogliono far salire Eth e lui sembra non averne la forza. Resta a terra, inginocchiato a guardarsi le mani sporche di sangue.
Il sangue del suo migliore amico.
Finalmente riesco a riappropriarmi della mie facoltà mentali e mi siedo accanto ad Ethan. Ha lo sguardo fisso sulle mani, uno sguardo spento e incurante di ciò che lo circonda.
Credo che sia stato in questo momento che l’Ethan che conoscevo si è spezzato per sempre.

***

- Ethan, guardami. Sei qui, con me. Nella mia stanza. Ci siamo solo io e te.
Ethan respira piano e chiude gli occhi, lo abbraccio proprio come quel giorno ma questa volta lui non piange, questa volta torna ad essere il ragazzo forte e chiuso.
- Scusa.
Lo sussurra appena ed io mi immobilizzo.
Come puoi dirmelo così? Come puoi vergognarti di ogni debolezza, di ogni difetto, di ogni affetto?
- Devo andare.
Si alza e scende le scale senza voltarsi a guardarmi.
- Ethan! Eth, aspetta.
Lo seguo fuori sotto la pioggia, incurante di essere con i pantaloni del pigiama e una canottiera.
- Per favore, fermati.
Si gira e glielo leggo negli occhi. Lo so che sta per scoppiare.
Non ti permetterò di andartene via così. Non ti permetterò di farti ancora del male, di nasconderti e piangere da solo.
- Perché..?
Mi lecco le labbra bagnate e tiro fuori quel coraggio che per troppo tempo mi è mancato.
- Resta da me Eth, resta con me. Io e te. Lo so che è tutto diverso, lo so che ti manca Ste. Ma ci sono io. Ci sono io per te.
Ethan si avvicina piano tenendo lo sguardo verso il basso quasi ci fosse qualcosa di vitale nelle sue scarpe.
- Juliet, tu non puoi capire… tu non lo sai cosa vuol dire.
- No, hai ragione. Io non posso capire se tu non mi dici nulla. Ma visto che ti senti tanto forte quando sei da solo, restaci.
Rientro in casa sbattendo la porta e mi rannicchio a terra.
Piango, piango forte stringendo le braccia al corpo e tremando.
Sei tu che non capisci Eth.

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