sabato 18 ottobre 2014

Pensavo di salvarti #5

Juliet.
Mi lavo e vesto velocemente. Mi guardo allo specchio e delle occhiaie profonde mi cerchiano gli occhi. Che novità.
Provo a coprirle con un po’ di trucco ma come sempre non funziona.
Dannazione.
Esco salutando i miei con la testa bassa per non farmi vedere in faccia e prendo la bici. Pedalo forte anche se non sono in ritardo. Solo per la sensazione del vento fra i miei capelli.
Amo quando il vento ti solletica e accarezza. Mi fa sentire meno sola.
Non è che mi senta sola, solo dispersa credo. In un mondo che non ne vuole sapere di starmi ad ascoltare. Mi sento piccola e indifesa di fronte a tutto quello che mi circonda. Mi sento un’ombra con gli amici. La sua ombra. È lui quello sicuro di se. Quello forte. Quello figo. L’amico che tutti vorrebbero, l’amico che non conosce nessuno.
Ethan.
Prendo il cellulare e gli invio un messaggio, so già che non mi risponderà ma va bene così. Basta ricordarsi di dire va bene così e tutto va per il meglio.
Una volta arrivata a scuola entro in classe salutando i miei compagni che sono seduti sopra i banchi divisi in gruppi e metto giù il mio zaino.
Raggiungo Audrey, la mia amica del cuore, la quale appena mi vede, sospira.
- Quanto hai dormito stanotte?
- Non molto…
- Possibile che Ethan sia sempre da te? Che trovi qualcun altro che lo tira fuori dai guai! Juliet, tu la devi smettere di stare con quello. Non ti fa bene. Insomma, sei uno straccio tutte le mattine. Praticamente non dormi. Fumi e bevi e nonostante tu dica che non è vero, secondo me ogni tanto ti fai pure.
Audrey, il cui nome è da maschio per colpa di suo padre che non voleva assolutamente cambiare idea nonostante il sesso della figlia, è la mia migliore amica da un paio di anni. Ci siamo conosciute alle elementari ma poi alle medie ci siamo perse di vista, riscoprendoci uguali solo al liceo. Uguali è una parola grossa. Eravamo simili, fino a quando Ethan non ha iniziato ad andare in giro con la sua nuova compagnia e io mi ci sono buttata subito, senza pensare alle conseguenze solo per stargli vicina.
Si tratta di un gruppo di ragazzi quasi tutti sbandati e che non fanno altro che passare le serate in discoteca a rimorchiare, bere e drogarsi. Il proprietario li lascia fare perché non gli hanno mai creato problemi ed è amico del padre di uno di questi, Eddie. Un riccone assurdo che cerca di evadere dalla serietà e depressione del padre stesso combinando casini a tutto spiano. È l’unico che conosco bene in quella compagnia, Ethan non ama che vada in giro con loro. Dice che non è gente per me e cerca di lasciarmi a casa il più possibile. Ma si sa: le donne sono testarde, le donne innamorate ancor di più.
Audrey, o come preferisco chiamarla io Aud, non riesce proprio a capire ciò che provo per Ethan. Sarà che lei non è mai stata innamorata, sarà che lei ha una vita perfetta dalla quale non vuole evadere ma proprio non riesce a capire, nonostante le abbia ripetuto milioni di volte quanto lui sia importante per me.
- Lascia stare, Aud. Per favore, ho già litigato con lui questa mattina.
- E scommetto che alla fine lui ti ha sorriso e tu hi detto scusa è colpa mia.
La mia amica mi guarda, sapendo di aver ragione e io non posso darle torto. Annuisco, arrossendo per la mia ammissione e lei alza le braccia al cielo.
- Juliet, quando ti troverai un bravo ragazzo e deciderai di avere una super storia d’amore con lui tipo quella dei film? Insomma, non hai mai avuto un ragazzo per colpa di Ethan!
- Non è vero, c’è stato… c’è stato..
- Visto?
- James!
- Quello non vale, eri in seconda elementare e se non ricordo male Ethan l’ha picchiato quando al parco ti ha dato un bacio e tu sei scappata.
Un punto per lei.
- John!
- Due settimane e l’hai mollato perché era troppo noioso. Come fa ad essere noioso uno con una moto come la sua?
Rido e poi corrugo la fronte mentre penso a chi altro ci sia stato nella mia vita. Non mi viene in mente nessun nome.
- La verità Juliet è che tu sei cresciuta con l’idea di lui come un Dio. È logico che tu sia innamorata! Ma è stata tutta una manipolazione. Tu in realtà non lo ami.
Ma perché me lo ripetono tutti?
Le persone fanno presto a parlare, poi però il cuore che scalpita è il mio. Quello che brucia e pompa sangue malato di lui è il mio, non il loro.
Il suono della campanella mi salva dai continui borbottii di Audrey contro Ethan e io ringrazio silenziosamente chiunque me l’abbia mandata.

Dopotutto, senza di lei, a volte, non saprei come restare con i piedi a terra.

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