domenica 22 marzo 2015

Pensavo di salvarti #14


Ethan

- C’è qualche problema, Liz?

Mi avvicino piano ai due e il cuore inizia a battermi forte quando vedo quella meravigliosa creatura. Ha il corpo slanciato, magro ma non troppo. I capelli neri che le sfiorano le spalle dolcemente e poi scendono giù fino alla vita. La pelle chiara e morbida, con due occhi azzurri e un nasino piccolo.

- Nessun problema.

- Non parlavo con te. Liz?

Il tipo si mette davanti a lei per impedirmi la visuale e io mi sporgo per guardarla mentre parlo.

- Lui.. se ne stava andando.

Il ragazzo guarda prima me e poi ancora la ragazza, dopo di che se ne va a passo spedito verso l’ala ovest del parco, dove di solito vado a farmi le canne con gli amici.

- Grazie.

- Odio i coglioni che mettono le mani addosso alle ragazze.

Alzo le spalle e fingo indifferenza, senza farle capire quanto mi faccia piacere che mi abbia ringraziato. Di solito quando fai qualcosa per qualcuno questo se ne va senza nemmeno darti il tempo di salutarlo.

- E’ mio cugino comunque, lui non…

- Non mi interessa.

Liz arrossisce e io la trovo ancora più irresistibile. Sembra più bambina con quel rosso che le tinge le guance, più viva e piccola. Quasi bisognasse proteggerla.

- Tu non dovresti essere a scuola? Le mie amiche hanno detto che..

- Hai chiesto alle tue amiche di me?- la interrompo con un sorriso malizioso – ma non dovevamo essere incompatibili io e te?

E quell’io e te mi piace molto più di quanto sia disposto ad ammettere.

Lei abbassa la testa mortificata e io rido piano, sotto i baffi senza farmi notare poi mi avvicino e le prendo una mano. Lei arrossisce ancor di più ma non sposta la mano. Lascia che io tracci dei cerchi sulla sua pelle. Dopo quelle che sembrano ore lascio ricadere la mano.

- Hai bisogno di un passaggio?

- Ehm.. si. Mi faresti un enorme favore.

Tiro fuori le chiavi della macchina e gliele porgo, lei mi guarda sospettosa e io rido apertamente questa volta.

- La mia macchina è quella laggiù grigio metallizzato, c’è solo quella in ogni caso parcheggiata lì. Entra e aspettami lì devo risolvere una questione con quella ragazza.

Le indico Juls che è ancora seduta sulla panchina, immobile ad aspettarmi.

- C’era anche l’altra sera. Siete fidanzati?

- No, siamo solo amici. È praticamente una sorella per me.

Liz annuisce, non troppo convinta e si avvia verso la macchina. Io non resisto e le guardo le gambe mentre cammina.

Dio, è così bella.

 

Juliet

Il cellulare vibra e lo tiro fuori dalla tasca.

 

Febbre ): Niente scuola.
Dove 6??

Aud

 

Al parco.
Passo da te.

Juls

 
Le invio la risposta e poi rimetto il cellulare in tasca. Butto la testa indietro e mi giro a guardare a destra e poi a sinistra. Non mi va di osservare la solita sceneggiata: Ethan che ci prova e lei che ci sta. Perché lei ci sta, lei ci sta sempre con uno come lui. Avrà una calamita che rende impossibile al genere femminile rifiutarlo o giù di li.

Sono anni che ci conosciamo e non ho ancora visto una sola ragazza mandarlo a quel paese e dirgli che lei non era assolutamente il suo tipo. Tranne ieri sera ma basta guardarli parlare adesso per capire che pure lei…

Ma Juliet non dovevi non guardarli?

Fissa l’albero, ecco brava.

A pugnalarti il cuore ci pensa già il tuo amico, non serve che lo fai pure da sola.

- Ehi.

Ero così presa dai miei pensieri che non l’ho nemmeno sentito avvicinare. e il modo in cui mi saluta quasi svogliato, quasi sappia già cosa voglio dirgli e non è contento mi fa arrabbiare.

Forse un destino esiste.

Esisteva quando è morto il suo migliore amico, Stefano.

Esisteva quando mio fratello e la sua fidanzata si sono rincontrati per sbaglio.

Esisteva quando Ethan si è alzato dalla panchina e se n’è andato a parlare con un’altra.

Magari era tutto già deciso e io non posso farci nulla, doveva andare così. Doveva finire così e stop.

- Che dovevi dirmi?- continua non avendo nessuna risposta da me.

Alzo gli occhi e incrocio i suoi, se è questo che vuoi…

- Sono stanca, ecco tutto.

Mi alzo e faccio per andarmene quando lui mi ferma con una mano.

- Che vuol dire sono stanca?

- Lasciami.

Strattono il braccio ma lui non mi molla.

- No, adesso mi spieghi. Non sono il tuo dannatissimo ragazzo al quale puoi dire è finita e tanti saluti, siamo amici. Non puoi prendere e andartene.

- Non posso?! Non posso?! Dimmi Ethan, da quando io e te usiamo due pesi e due misure? Da quando io non posso e tu invece puoi fare tutto quello che ti capita a tiro? Sono stanca di tutta questa situazione. Sono stanca di te che arrivi a casa mia di notte e dormi da me perché hai tuo fratello a casa e ti vergogni. Sono stanca di litigare con i miei per te. E sono stanca dei tuoi stupidi baci che non significano nulla!

Ethan resta fermo e non dice nulla. Si limita a lasciarmi il braccio e a guardarmi con occhi sbarrati. È la prima volta che litighiamo.

- Che c’è adesso non dici nulla?! Sai non mi aspettavo delle scuse ma forse le voglio. Già, voglio che tu ti scusi per essere questo schifo d’amico, perché fra me e te funziona così: io ci sono e tu combini casini.

Riprendo fiato e abbasso lo sguardo.

- Non voglio più vederti Eth, voglio che mi stai lontano.

Il mio cervello ci mette qualche secondo ad elaborare ciò che ho detto e nel petto mi si incrina qualcosa. Non si rompe il cuore come raccontano le favole. Ci si impianta un pezzo di ferro  che fa male ogni volta che ti muovi, che brucia in continuazione, che manda segnali per farti tenere bene in mente il passato. Quel passato che vorresti dimenticare con tutto il cuore.

Ma va bene così, doveva andare così. Il tempo aiuta dicono. Il tempo ricuce le ferite. Il tempo farà passare pure a me questa cotta.

E non so se mi faccia più paura il tempo o che passi tutto.

Guardo Ethan e gli leggo il dolore negli occhi. È giusto così, deve soffrire pure lui un po’. È giusto così, con me che corro dalla mia migliore pronta alle lacrime e lui che non dice una parola.

E lui che non mi ferma.

Corro e sento i polmoni scoppiare. Corro e non sono sicura che sia la strada giusta e le lacrime mi offuscano la vista ma continuo a correre.

Corro perché spero di non riuscire più a pensare. Corro perché mi hanno appena spezzato il cuore o forse ho fatto tutto da sola.

Busso come una pazza alla porta della mia amica che mi apre con gli occhi socchiusi, probabilmente perché era distesa a dormire o magari solo per l’influenza.

La abbraccio forte e lei mi stringe e dice le solite cavolate che si dicono sempre in queste occasioni. Andrà tutto bene, non è niente, vedrai che passa.

Quando finalmente mi sono calmata un po’ ci sediamo sul divano a guardare la tv. Niente pop corn e risate oggi. Niente di niente, solo gli occhi fissi sullo schermo.

- Juliet devo dirti una cosa- sussurra dopo circa mezz’ora la mia amica.

La guardo incapace di sorridere e aspetto.

- Mi sono innamorata.

E lei sorride e mi sento gelosa.

Lei si è innamorata.

Io invece sono appena morta, ed è solo l’inizio.

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