domenica 15 marzo 2015

Pensavo di salvarti #13


Juliet

Mia madre mi scuote e mi continua a ripetere che è ora di alzarsi. Avrò dormito un’ora mamma, non farmi questo.

La spingo via con le mani sussurrando “ancora cinque minuti”. Lo sappiamo sia io che lei che non sono mai solo cinque minuti ma mi lascia stare. Va in cucina a preparare la colazione e quando sento il profumo del caffè sono finalmente pronta ad alzarmi.

Faccio i primi passi con calma stropicciandomi gli occhi ma poi mi cade lo sguardo sull’orologio e inizio a correre verso la cucina. Afferro una brioche e la inghiotto senza degnare d’attenzione mia madre che ha messo le mani sui fianchi e mi guarda storta.

- Sc..scusa.

Boccheggio mangiando e lei alza gli occhi al cielo e mi versa il caffè.

Lo bevo bruciandomi la lingua e poi salgo in camera facendo due scalini per volta. Sono in ritardo. Perché sono sempre in ritardo?

Parlo sul serio. C’è una qualche legge fisica che mi fa sempre arrivare in ritardo?

Mi vesto senza pensare a cosa sto indossando e quando mi guardo allo specchio mi accorgo di essermi messa la maglietta rovescia. La giro subito e mi passo le mani fra i capelli per pettinarli un po’. Perfetto.

Afferro lo zaino nero che mi hanno regalato i miei per il mio decimo compleanno e ci rovescio dentro tutti i libri che dovrebbero servirmi per la giornata. Come al solito non si chiude e allora devo tirare fuori tutti i libri e infilarli dentro con ordine.

Corro giù per le scale e mi trovo davanti mio fratello in pigiama.

- Sei in ritardo o sbaglio?

Non c’è accusa nella sua voce, solo una semplice curiosità.

- Già.

- Vuoi un passaggio?

Sto per ringraziarlo e dirgli di si, quando scorgo dalla finestra un’auto parcheggiata sul nostro vialetto. Un’auto inconfondibile.

Mio fratello segue il mio sguardo e capisce.

- Andate a scuola vero?

- No, andiamo in un locale vietato ai minorenni ma non preoccuparti Ethan ha i documenti falsi.

Gli do un bacio sulla guancia e mi affretto verso l’uscita.

Sto aprendo la porta quando la voce di mio fratello mi fa fermare e fare un sorriso.

- Scherzavi vero?!

- Si, Eric. Non preoccuparti per me.

- Come se potessi non farlo sorellina.

Sorellina. Non sono una bambina Eric. Sapessi tutte le cavolate che faccio. Anzi, meglio che tu non lo sappia, probabilmente saresti deluso da me. O forse no, forse saresti disgustato.

Ethan è seduto in macchina con lo sguardo fisso fuori dal finestrino e lo so già senza il bisogno di guardarlo negli occhi che qualcosa non va’. Lo so già che oggi è una di quelle giornate in cui lui vuole stare solo e solo soltanto. Ma a me hanno insegnato che quando si soffre si sta meglio in due, non per buttarsi giù con l’altro e fargli vedere che non è l’unico a soffrire ma per tirarlo su di peso e fargli capire che la vita può sempre sorridere.

La mattina tutti si alzano perché la sera nessuno riesce ad addormentarsi soddisfatto totalmente di sé. La sera c’è sempre qualcosa che ci tiene svegli due minuti, un pensiero, una parola, una canzone e in un lampo sappiamo che domani dovremmo trovare del tempo per quella nuova idea.

Busso piano al finestrino prima di aprire la portiera e sedermi. Lui si volta sobbalzando e noto i suoi occhi arrossati.

È andato a trovare Stefano.

Solo lui riesce a farlo star così male e così bene allo stesso tempo. I suoi occhi tornano in vita quando è con il suo amico, arrossati e bagnati ma vivi.

Lo abbraccio di slancio, senza dargli il tempo di tirarsi indietro e lui appoggia dolcemente la sua fronte sulla mia spalla e si stringe a me prendendosi un po’ della mia forza.

Te la cedo anche tutta amore. Puoi prenderti tutto di me, promesso.

Ma oggi ho deciso che ti dirò tutto. Oggi sarò sincera. Non posso continuare a nascondere il cuore e i suoi battiti e andrà come deve andare.

Al destino non ci credo, credo nel momento, nell’attimo.

Come quando i professori a fine anno fanno le medie e dicono “deciderà il consiglio” e io vorrei rispondere loro che il consiglio non c’è mai in classe durante le sue lezioni. Vorrei ricordargli che qualche giorno prima mi aveva messo un bel più sul registro e che alla fine del primo quadrimestre aveva buttato via mezzo voto perché è il primo quadrimestre e allora si va verso il basso.

Ecco nella vita c’è il qui e adesso. E forse è ingiusto o forse è giusto. Non lo so e non lo voglio sapere, oggi non voglio sapere nulla. Oggi voglio solo domandare.

 - Dobbiamo parlare.

E lo sanno tutti che quando si è in due e vengono fuori quelle due parole si tratta dell’amore o del tradimento. È la fine o l’inizio.

Lo sono anche per noi. La fine o l’inizio. Sta a te decidere Ethan.

- Oggi no, non ce la faccio Juls.

- Ce la fai Ethan. Ho bisogno io di te per una volta.

Lui si gira dall’altra parte e sbuffa.

- Non credi di dovermi almeno due minuti del tuo tempo?

- Si – e lo ammette, non lo valuta.

- Andiamo da qualche parte dove possiamo stare soli.

Ethan non dice nulla, non fa una smorfia, infila la chiave e inizia a guidare. Guardo fuori dal finestrino e penso che sì, la mia città è bella. Piccola e chiusa. Stupida e irrazionale. Scontrosa e dolce.

Le colline, la montagna e il mare. C’è tutto qui, ed è una mezza bugia ma fa lo stesso.

C’è Ethan, c’è tutto qui. C’è la mia famiglia, mio fratello, spesso ma non sempre. Ecco, ora sono più sincera.

Parcheggia davanti al parco e penso che sia giusto in fondo che ci ritroviamo a parlare di noi proprio dove ci siamo conosciuti la prima volta.

Andrà come deve andare ma io ho paura e allora cammino veloce e poi mi siedo sulla prima panchina e lui mi chiede di camminare un altro po’ ma io non ce la faccio. Io devo dirglielo subito prima che mi dimentichi di me e pensi a far contento lui.

Ethan si siede vicino a me e io, dopo un respiro profondo, inizio a parlare.

- Ethan, io credo.. ecco, io…

Mi porto le ginocchia al petto e distolgo il suo sguardo, guardo davanti a me e rivedo noi da bambini sull’altalena. Rivedo lui che mi spingeva più forte e mi prometteva che se mai fossi caduta ci sarebbe stato.

Ci sarai anche questa volta?

- Io ti…

Ma le parole mi si bloccano in gola quando vedo Ethan girato verso una coppia non troppo distante da noi. Guardo bene in quella direzione e con sorpresa noto che la ragazza è la stessa con cui aveva parlato ieri sera, la mora mozzafiato.

Vedo il ragazzo che la strattona per un braccio e non riesco a sentire ciò che lei dice ma sono sicura che non sia nulla di carino.

Ethan si alza di slancio senza guardarmi, senza uno “scusa”. Non c’è nessun torno subito nei suoi gesti. E lo so che lui, da me, non tornerà più.

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