lunedì 22 dicembre 2014

Resta sempre qui - Gayle Forman

Trama
Sono passati tre anni dall'incidente che ha cambiato per sempre la vita di Mia e Adam e che li ha separati.
Solo la musica ha ricucito lo strappo che si è aperto nelle loro esistenze. Mia è un astro nascente della musica classica. Adam è una rockstar, inseguita e acclamata dai fan di tutto il mondo.
I loro occhi tornano a incrociarsi per caso una sera a New York, durante un concerto di Mia alla Carnegie Hall. Mia, l'unico volto che Adam abbia mai cercato in quelli delle sue fan, e nei suoi ricordi. La musica fa vibrare il passato, risveglia emozioni perdute, colma i vuoti nel cuore di Adam.
Quando le loro dita tornano a sfiorarsi, tutte le inquietudini si placano: l'alba svelerà a entrambi che la promessa che Adam ha fatto a Mia - il suo segreto, la sua vergogna - in realtà è la loro unica salvezza.


Commento personale
Avevamo lasciato la storia decisamente aperta con il precedente volume, "Resta anche domani". Mia ha perso entrambi i genitori in un incidente d'auto ed è in coma. Il suo ragazzo, Adam, è accanto a lei e le chiede disperatamente di svegliarsi. Le promette che la aiuterà. Ma le promette anche che se lei resterà, se aprirà gli occhi sarà pronto a tutto, perfino a lasciarla andare, pur di vederla felice.
E Mia apre gli occhi. L'amore che prova per la vita la fa lottare. Vuole vincere. Vuole fare ancora tante cose nonostante il vuoto che si porterà dentro sempre per la perdita della sua famiglia.
Il libro inizia tre anni dopo l'incidente. Mia e Adam si sono separati ma non sappiamo perchè. Adam è un musicista famoso, è diventato ciò che sognava ma la realtà non è dorata come sembra ai suoi fan. Adam non riesce più a vivere, ha perso la forza di fare qualcosa più che esistere. Non riesce a stare vicino ai membri della band, i suoi migliori amici, ha una fidanzata bellissima che non ama come vorrebbe ma soprattutto, la passione viscerale che lo legava alla musica non è più la stessa.
Ancora pensa a Mia. Non riesce a farne a meno.
Mia è andata alla Juliard. Ha smesso di rispondere alle sue chiamate nonostante le cose dopo l'incidente fra loro fossero tornate quasi quelle di un tempo. E' solo sparita. E' finita, senza il bisogno che i due si parlassero. Ma per Adam non è finita davvero. Nella sua mente ancora si vede legato alla ragazza che ha amato.
Mia ha realizzato il suo sogno. E' una grande musicista. L'incidente le aveva dato qualche problema fisico ma ha stretto i denti e si è impegnata, ha scelto la sua strada. Voleva diventare ciò che è.
Una sera i due si rincontrano ed è impossibile non ripercorrere la loro storia. Impossibile non porsi tutte le domande mai fatte. Impossibile salutarsi senza percorrere tutta la città e tutto l'amore che hanno dentro.
Adam vuole sapere perchè Mia se ne è andata, perchè l'ha distrutto. Perchè Adam non sa che Mia ha sentito la sua promessa. Mia ha scelto di rincominciare e lui aveva detto che glielo avrebbe lasciato fare...


Sono rimasta letteralmente incollata alle pagine. Mi si era formato un nodo allo stomaco. Ero con Adam mentre fumava, mentre ascoltava Mia suonare. Ero con Adam mentre si sbronzava e sentiva il peso del mondo cadergli addosso. La Forman si è superata. Sapevo che fosse brava, avevo trovato piacevoli i suoi precedenti romanzi, in particolare il primo libro su Mia e Adam, ma questo, per me, è stato tutta un'altra cosa. Ha creato Adam, lo si può toccare attraverso le pagine. Si prova ciò che prova lui. E il finale dimostra esattamente come la vita possa stupirti sempre.


Tutte le mattine mi sveglio e mi dico: è solo un altro giorno, altre ventiquattro ore da far passare. Non so più né quando né perché ho cominciato a farmi questo discorsetto di incoraggiamento quotidiano. Sembra uno di quei mantra da ripetere dodici volte; e comunque non faccio parte di nessun gruppo di Anonimi Qualcosa, anche se, a leggere certe cretinate che scrivono sul mio conto, verrebbe da credere il contrario. Vivo una vita per cui altri sarebbero disposti a vendersi un rene, anche solo per provarne qualche ora. Eppure sento il bisogno costante di ricordare a me stesso che il giorno è transitorio, di
rassicurarmi che, se ieri è passato, passerà anche oggi.


Il Natale si avvicina...

Immagino di essere davvero una pessima blogger. Non riesco mai a trovare il tempo di postare qualcosa di nuovo e fidatevi, non è perchè leggo poco. Ho un barattolo pieno di titoli di libri che lo prova. L'ho iniziato l'anno scorso, il 1 Gennaio, pensando che sarebbe stato bello a fine anno aprirlo e rileggere tutti i titoli di libri che ho sfogliato, sentito, vissuto pure. Adesso mi cheido se non sarebbe il caso di prendere un barattolo più grande da portarmi dietro tutta la vita e magari fra dieci anni aprirlo e ridere di me stessa al pensiero di ciò che leggevo o piangere ricordando il finale di un altro, o ancora sorridere al pensiero della cotta che mi ero presa per questo e quello. Cotte, oddio, ogni tanto mi innamoro proprio.
Sono pronta a scommettere che accade anche a voi.
Per Natale ho chiesto ancora e ancora libri. Avessi qualche soldo in più da parte ne ordinerei dozzine a settimana, ma non potendo a Natale raccimolo ciò che posso chiedendo libri ai parenti. Faccio come gli animali quando vanno in letargo. Riempio la mia camera di libri e cibo e passo le vacanze bloccata a leggere. Spero nella neve quest'anno così da mettermi in balcone a leggere circondata dal bianco ma credo che sia impossibile. Prima di tutto perchè dopo dieci minuti mi congelerei il naso e poi perchè nel mio balcone vivono strani insetti che mi fanno davvero paura. Inoltre, la neve da me arriva davvero in casi eccezionali.
Avrei voluto chiedere a Babbo Natale la British Library o qualcosa di simile ma mi accontenterò della mia piccola (si fa per dire) libreria.
Ho riletto per la milionesima volta "Cime tempestose" e mi si è stretto di nuovo il cuore. Mi piace il modo in cui i due protagonisti sono legati inesorabilmente. Non c'è nulla ch esi può mettere fra il loro amore, sicuramente non la vita. Non sono due personaggi positivi, vero, e tanto meno è la classica storia d'amore con il finale da favola, ma la senti. Fin dentor le ossa. Senti la neve mentre Heathcliff cammina, capisci Catherine mentre dice che se tutto il mondo perisse e solo lui continuasse a esistere lo farebbe anche lei. Tornano sempre, anche se il destino non vuole. Sono inevitabili.
Ho una passione enorme per le storie dove si piange, devo ammetterlo, e questa è un classico. Volevo farmi un regalo di Natale.
Voi cosa leggerete questo Natale?

Pensavo di salvarti #8



Ethan
Mi sento finalmente a mio agio con il calore del suo corpo vicino al mio. Ha la magia in quegli occhi questa ragazza, ogni volta che la vedo il cuore finalmente è in pace.
Non in subbuglio, non con le ali o frenetico. Il mio cuore, quando c’è lei, è in pace. Così tanto che nemmeno riesco a crederci e spezzo la magia parlando e dicendo le cose sbagliate.
Sono solo un ragazzo.
Vorrei tanto aver imparato a non nascondermi dietro a questa stupida e patetica scusa, ma finisce sempre così. Sono solo un ragazzo, sono un ragazzo, posso sbagliare e fingere di non avere conseguenze e responsabilità.
Dovrei chiederle scusa. Dovrei chiederle scusa di tante cose, ma resto in silenzio. La abbraccio e mi perdo nella mia serenità.
Sospiro e distolgo lo sguardo da lei, rischio di scottarmi se continuo. Non si gioca con il fuoco. Non si gioca con l’amore.
Una ragazza mora passa lì davanti con delle amiche. Ride, ride così forte e così vera che non riesco più a levarle gli occhi di dosso.
Mi ritrovo ad essere geloso di quella felicità, mi ritrovo geloso di non poterne fare parte.
Come un automa mi alzo e le vado incontro. Le sue amiche si zittiscono all’istante quando vedono che sto per raggiungerle.
Sento Juliet dietro di me, ferma immobile e impassibile. So che è diventata una maschera di ghiaccio. So che sto per farle male nuovamente ma qualcosa dentro di me è appena scoppiato.
Non ho idea di cosa sia. Sento il cuore accelerare il ritmo e le mani sudare. Sento una voglia che non credevo di poter possedere. Sento uno strano brivido alla spina dorsale.
Mi fermo davanti a lei senza presentarmi alle amiche e senza salutare. Tutto il locale sembra fermo. Non sento un rumore, non vedo colori. Vedo lei, lei che è diventata i miei colori, lei che è il sole che sorge la mattina.
Mi passo una mano fra i capelli e le porgo una mano.
- Ethan.
Lei non pare restare minimamente sbigottita, sorpresa o perlomeno incuriosita.
Non mi succede praticamente mai. E’ una cosa completamente nuova per me. Di solito le ragazze ridono e mi guardano quando passo loro affianco e questa invece mi squadra dall’alto al basso, senza restare colpita.
- Liz. Ma per te Elisabeth.
- Se non volevi che ti chiamassi Liz perché mi hai detto il tuo soprannome, Liz?
- I tipi come te non mi interessano.
- E sentiamo che tipo sarei io?
Freno un sorriso a malapena. Vorrei ridere. Ridere fino a piegarmi in due. A tutte interessano i tipi come me. Tutte sono pronte a vendersi l’anima per un bel faccino e lo farai anche tu Liz. Ma chi lo sa, forse per una volta me la venderò pure io l’anima.
- Uno che si fa le troiette e io non lo sono. Spiacente, siamo incompatibili.
- Spiacente eh.. beh Liz è stato un piacere conoscerti e sono sicuro che ci rivedremo ancora.
Mi piego per darle un bacio sulla guancia e mi arriva uno schiaffo.
Mi volto verso Juliet per vedere se sta ridendo e se si è rivista in Liz, visto che ogni volta che provo a toccarla mi arrivano sberle, ma lei è concentrata a guardare un ragazzo che sta bevendo al bar con Eddie. O magari sta guardando Eddie.
Una rabbia mi invade, quasi avessi tutto il corpo percorso da scosse elettriche.
- Te ne vai?!
Liz irritata mima le parole con la mano invitandomi ad andarmene.
Mi passo la mano sul labbro per controllare che sia tutto a posto e dopo un “ciao” appena mormorato mi incammino verso Juliet.
Dovrebbe guardare me, non altri ragazzi.
Dio, Juliet, non so più come fare con te.
Ti vorrei, vorrei urlare al mondo intero che tu sei mia e allo stesso tempo vorrei fuggire lontano.

domenica 2 novembre 2014

Stai qui con me - J.Lynn

Mi hai rubato il cuore e poi sei sparito.
Hai detto che è il momento sbagliato.
Hai detto che merito di meglio.
Ma io ho scelto te. 


La danza era tutta la sua vita. Ma quando un infortunio al ginocchio ha messo fine alle sue ambizioni, Teresa Hamilton ha dovuto reinventarsi un futuro e adesso è una studentessa universitaria come tante altre. Almeno così può stare vicino a suo fratello Cameron e a Jase, il migliore amico di Cam e… il suo sogno proibito. Peccato che lui la veda ancora come una bambina. Se solo Teresa riuscisse a fargli cambiare idea…

Jase Winstead non ha tempo per una relazione. Schiacciato dal peso di un segreto che custodisce ormai da troppi anni, non può permettersi di trascinare una ragazza nel vortice tumultuoso della sua esistenza. Soprattutto se la ragazza in questione è la sorella di Cam, da sempre iperprotettivo nei confronti di Teresa. Eppure, ogni volta che Jase è con lei, tutti i suoi problemi svaniscono all’istante ed è come se il muro eretto intorno al proprio cuore si sgretolasse a poco a poco. E infatti, quando una tragedia devastante si abbatte sul campus, rischiando di travolgere anche Teresa, Jase non esita un secondo ad intervenire pur di proteggerla. Ma l’amore che li lega sarà abbastanza forte da superare ogni ostacolo, o entrambi finiranno col perdere tutto ciò che hanno di più caro?

Commento personale
Premetto che aspettavo questo libro da una vita e che mi ero innamorata di Teresa già nel libro precedente. Premetto pure che Jason è un figo pazzesco dolce e romantico, chi non lo amerebbe?!
Mi sono innamorata di questo libro. Mi ha preso fin dalle prime righe e mi ha mangiata viva. Alla fine girando l'ultima pagina mi veniva male al pensiero che dovrò aspettare l'anno nuovo per un romanzo della Lynn. Ma che l'autrice fosse una grande lo sapevo già, e credo pure voi. Dopotutto il libro su Avery era strepitoso e la sua saga Lux mi fa venire la pelle d'oca.

Teresa, o Tess come la chiama Jason, è la sorella di Cam. Dopo un incidente il suo ginocchio ha bisogno di riposo e non può continuare a ballare per un po' quindi decide di iscriversi al college dove va suo fratello. Il suo sogno è diventare una grande ballerina ma, in fondo, per quanto la danza sia il suo mondo leggendo il libro non si è davvero convinti che sia quello che Teresa vuole. Non ci si può sbagliare però su chi desidera davvero: Jason. E' il migliore amico di suo fratello e la guarda come una bambina ma lei è innamorata e non è più la sedicenne di un tempo.
Jason si porta addosso un peso grande come il mondo. E' il suo segreto e l'unico al corrente ne è Cameron. Tess è irresistibile ma non può cedere, nella sua vita non c'è spazio per l'amore. Sa bene come finirà la sua vita e sa che se permette a se stesso di amare davvero Teresa tutto andrà a rotoli.
Fra i due è una carezza e uno schiaffo, l'amore dolce, vero e poi un minuto dopo quello che ti distrugge fin dentro l'anima.
Ve lo consiglio davvero tanto. Anche se la copertina italiano, come molto spesso accade, a mio parere non è all'altezza dell'originale.





Pensavo di salvarti #7

Juliet
I battiti del cuore potrebbero farmi scoprire da quanto fanno rumore. È sempre così quando esco di nascosto. Ho paura. Paura che i miei se ne accorgano e mi dicano che li ho delusi ancora.
Eppure lo faccio. Eppure mi metto un vestito, le ballerine e copro il tutto con la maglia del pigiama. Mi metto sotto le coperte, rallento il respiro, chiudo gli occhi e aspetto. Aspetto che arrivi mia madre a rimboccarmi le coperte. Aspetto di sentire i suoi passi allontanarsi e la porta della sua camera chiudersi, per poi sgattaiolare fuori senza fare rumore, veloce e invisibile nella notte.
E questa notte la luna sembra più luminosa, più tondeggiante e vicina. Questa notte sarà diversa dalle altre.
Mi avvicino piano alla macchina di Ethan e lo vedo poco più in la a fumare. Senza dire nulla mi apre la portiera e mi fa sedere, poi gira intorno alla macchina e fa lo stesso, mettendosi al volante con la sigaretta ancora in bocca.
Mi guarda le gambe scoperte. Me le guarda per davvero, lentamente e famelico ma io ci metto le mani sopra quasi a voler interrompere la sua pregustazione.
Siamo solo amici.
- Ti sta bene il vestito.
Complimenti di circostanza che però quando escono dalle sue labbra sembrano più veri.
Si gira a guardare la strada e si immette nel traffico.
Ha il finestrino aperto, al quale si appoggia con un gomito per poter fumare senza lasciare tracce troppo forti dell’odore all’interno.
- Posso?
Gli indico la sigaretta e lui mi guarda scocciato. Odia quando fumo. Dice che è una cosa stupida e che non serve a nulla.
- E allora perché tu lo fai Eth?
- Perché mi rilassa.
La risposta evasiva è sempre stata il suo forte.
- Solo un tiro?
Senza dire nulla prende la sigaretta fra le dita e l’avvicina alle mie labbra, faccio per prenderla quando lui la scansa e mi guarda storto.
- Se te la do in mano non fai solo un tiro. O così o niente.
Mi piacerebbe ricordargli che non è mio padre, che non può dirmi cosa devo o non devo fare e soprattutto non deve trattarmi da bambina ma a cosa servirebbe?
Si metterebbe a ridere e riprenderebbe a fumare, fregandosene dei miei commenti.
Notando la mia resa riavvicina la sigaretta e io ci appoggio le labbra aspirando e poi soffio fuori tutto.
Non ho mai capito come facciano certe persone a dargli forma, a quel fumo. Mi sembra così libero. Libero come io non sarò mai.
Quando chiedono perché fai certe bravate con gli amici tutti rispondono per essere grandi e fighi. Io non l’ho mai fatto per questo. L’ho fatto per sentirmi libera dal mio corpo da bambina. L’ho fatto per liberarmi dall’amore. Peccato che non sia servito.
Sono ancora qui, con lui e con me. 

- Eth, che hai?
- Niente.
- Non è vero, Eth. Che ti succede stasera? Sei lì seduto mogio mogio da quando siamo arrivati!
- Non ho niente, Cristo. Lasciami in pace.
Mi alzo, infastidita dal suo tono e mi dirigo verso il bar. Ordino una vodka liscia e naturalmente nessuno mi chiede i documenti.
Ogni tanto vorrei che qualcuno si accorgesse di me e dei miei quindici anni.
Ehilà mondo, mi vedi? Sono qui, piccola e indifesa. Sono qui, a bere e fumare con un gruppo decisamente fuori dagli schemi.
Nessuno viene a salvarmi?
Nessun principe azzurro con un destriero bianco arriverà mai, vero?
Sospiro, sconsolata e butto giù tutta la vodka in un colpo solo. Dall’abitudine ha perfino smesso di farmi male la testa.
- Ehi, vacci piano con quella.
Eddie si avvicina a me e mi da un bacio sulla guancia.
Sbircio Ethan senza farmi notare e lo vedo irrigidirsi.
Sorrido al bel ragazzo che ho di fronte sfoderando la mia arma migliore.
- Lascia stare, sto alla grande. Tu invece? Non dovevi non venire stasera?
- Immagino che tu sia uscita con il consenso dei tuoi vero?
Alzo le spalle un po’ per fare la dura un po’ perché non voglio che si impicci degli affari miei.
- Qualche novità?
- Che genere di novità?
- Non saprei, il tuo amico non si è chiuso in bagno ancora con nessuna?
Mi guarda sorridendo e capendo di aver colto nel segno per infastidirmi e farmi arrabbiare il sorriso si allarga di più fino a diventare risata.
- Effettivamente non è in forma, ma scommetto dieci euro che se glielo chiedessi tu non si farebbe troppi problemi a trovare un posto per voi, non so se mi spiego…
- Ti spieghi benissimo Eddie, fidati.
Eddie impallidisce quando sente la voce di Ethan arrivare da dietro. Beccato.
- Chiariamo una cosa: non ti voglio vedere vicino a lei. Mi sono spiegato?!
- Non è mica la tua ragazza e non stavamo facendo nulla.
- Lei non devi nemmeno guardarla Eddie. Non è come voi.
- Come se non fossi un cretino drogato anche tu! Eth qua sei uno di quelli messi peggio, cazzo. Ancora non l’hai capito?
Ethan è arrabbiato, così arrabbiato che penso che potrebbe perfino colpire il suo amico davanti a tutta questa gente.
- Hai ragione, ma se le dai fastidio ti spacco il culo Eddie.
Eddie annuisce e anche se lui sembra non essere minimamente spaventato so che in fondo un po’ di paura ce l’ha.
Ethan, nelle risse, ha sempre vinto.
Mi prende sottobraccio e io appoggio il viso sul suo petto, felice.
Sono sempre felice quando lui mi stringe, anzi no. Dire che sono felice è riduttivo, sono in estasi.
Torniamo a sederci al tavolo sulle nostre poltroncine e Ethan mi stringe ancora di più al suo fianco ma improvvisamente scosta il collo e gira la testa di lato.
Una ragazza mora e bellissima sta passando davanti a noi proprio in quel momento.

Dio, Eth, finirai per uccidermi.

Pensavo di salvarti #6

Ethan
Mi annoio. Pura noia, mentre sono disteso sul letto.
Di chiamare una ragazza niente da fare, sono tutte a scuola.
Scuola. Magari potrei andarci.
Guardo l’orologio. Le undici. Troppo tardi e poi non è che mi vada così tanto. Starsene seduti immobili e ascoltare una lezione non è il mio forte.
E pensare che una volta avevo tutti otto e nove. Mi basta leggere e le cose mi entrano in testa senza nessuno sforzo, ma ora non leggo nemmeno più.
La vita è breve, bisogna godersela fino alla fine. Non c’è tempo per storia e matematica. Non c’è tempo per Leopardi e Newton. Non c’è tempo nemmeno per te stesso in realtà.
Il cappello è ancora sulla mia scrivania. Non riesco a resistere di più. Lo prendo e lo metto nuovamente dentro l’armadio.
Fa così male pensare a te, Ste. Così male.
Accendo il computer e controllo la posta elettronica. Messaggi di ragazze che nemmeno mi ricordo, messaggi di ragazze con cui ho fatto sesso e non hanno saputo far altro che lasciare indifferenti segni sul corpo.
Entro in Facebook e vedo messaggi pure li. Li cancello senza leggerli e poi passo offline in chat. Non vorrei che qualcuna mi scrivesse. Non sono dell’umore adatto.
Entro nella mia pagina, quella creata da poche ore e resto basito. Settantotto fan e undici commenti a ciò che ho scritto.
Ste; già mi stai simpatico.
Almeno uno sincero!
Gli stronzi attizzano!
Sono entrata qui per sbaglio, cavoli che parole ragazzo…
Lascio perdere il resto dei commenti e spengo tutto. È stata una cavolata. Non avrei mai dovuto aprire questa pagina.
Non smettere mai di scrivere Ethan.
Le parole di Ste mi arrivano alla mente, senza che io possa farci nulla.
Ti avevo promesso che non avrei smesso di scrive vero? Eppure non scrivo da quando te ne sei andato.
Prendo fuori il mio vecchio diario, tutto impolverato e ricoperto di foto, delle nostre foto, e inizio a leggere.

Piacere mi chiamo Ethan; e sono un cretino.
Diciannove anni di esistenza, nessun principio, troppe sigarette fumate e troppe vite consumate. Occhi scuri  e capelli neri, color cenere anzi. Magari domani me li coloro di blu, e mi metto anche le lenti a contatto. Ma non credi basti a cambiarmi. Nemmeno li facessi arancione diventerei qualcun altro, qualcuno di cui potersi fidare. Quindi i capelli e gli occhi li tengo così, e pure le magliette e i jeans che mia madre definisce stracci da duecento euro. Magari provo a cambiare dentro, a mettere la testa a posto. Oppure chiedo a Lei di cambiarmi, chiedo a lei di farmi rinascere. Le chiedo di andare in un’altra dimensione, in una in cui si possa abbandonare completamente a me, in una in cui non mi dispiaccia passeggiare tenendola per mano o piangere quando qualche mio amico mi delude. Ci andrei solo con lei, solo per lei, in quella dimensione.  Sapete una cosa? Ci vado ora a dirglielo. Vado sotto la sua finestra e le dico che sono già cambiato, che lei mi ha cambiato. Dopotutto sono qui a scrivere di lei. Varrà pur qualche credito extra; ma siamo ancora nella mia dimensione. Nella dimensione in cui non le direi mai davvero quanto vale. Nella dimensione in cui non le direi mai di aver scritto di lei.
Domani è un altro giorno. Domani forse cambio. Oggi me lo godo. Oggi sono ancora un cretino con solo diciannove anni alle spalle.

Ti spezzerò il cuore.
E pure l’anima e il corpo. Ti distruggerò fin dentro le cavità delle tue ali, angelo mio. Senza troppi problemi, senza troppe scommesse o domande. Solo con una nottata con me. Perché io al mattino non ci sarò. Approfitterò del tuo cuore che urla e me ne uscirò indisturbato. Senza lasciare biglietti o numeri di telefono. Senza nome e cognome. Senza raccontarti chi sono davvero.
E’ la cosa che so far meglio correre via. Ed è un po’ un dono perché se mi fermassi a tenerti fra la braccia potrei non avere il coraggio di vestirmi e chiudere la porta in silenzio. Potrei non avere il coraggio di non macchiare centomila foglietti di inchiostro tanto per essere sicuro che uno lo troverai. Li metterei attaccati ovunque, e ti scrivere il mio numero anche sul corpo. Con l’indelebile.
Ma io scappo, io corro lontano dalle tue nuove lacrime, lontano dalle mie, di lacrime. Lontano da chi potrei essere solo con un bacio sulla tua guancia. Lontano perché il mal d’amore mi terrorizza. Lontano perché l’elisir che potrebbe curarmi se mi ammalassi fino in fondo, lo devono ancora inventare, e il tempo che dovrebbe aiutare non è abbastanza come garanzia.
Corro e nemmeno so dove sto andando.
Corro via da me stesso e da quella camera.
Corro via da te, cuor mio.

Richiudo frettolosamente il diario e ricaccio dentro le lacrime. Sono tutte stupidate. Io non ho mai avuto talento. Io ho talento solo per deludere le persone.
Pensare che ci credevo pure. Ci credevo di poter diventare scrittore.

Allontano il diario spingendolo fino all’angolo della scrivania e mi posiziono davanti alla tastiera. Le dita sui tasti scorrono veloci e dopo tanto tempo mi libero, almeno un po’, e mi sento meno solo. Meno solo anche se lei è sempre con me.