domenica 2 novembre 2014

Pensavo di salvarti #7

Juliet
I battiti del cuore potrebbero farmi scoprire da quanto fanno rumore. È sempre così quando esco di nascosto. Ho paura. Paura che i miei se ne accorgano e mi dicano che li ho delusi ancora.
Eppure lo faccio. Eppure mi metto un vestito, le ballerine e copro il tutto con la maglia del pigiama. Mi metto sotto le coperte, rallento il respiro, chiudo gli occhi e aspetto. Aspetto che arrivi mia madre a rimboccarmi le coperte. Aspetto di sentire i suoi passi allontanarsi e la porta della sua camera chiudersi, per poi sgattaiolare fuori senza fare rumore, veloce e invisibile nella notte.
E questa notte la luna sembra più luminosa, più tondeggiante e vicina. Questa notte sarà diversa dalle altre.
Mi avvicino piano alla macchina di Ethan e lo vedo poco più in la a fumare. Senza dire nulla mi apre la portiera e mi fa sedere, poi gira intorno alla macchina e fa lo stesso, mettendosi al volante con la sigaretta ancora in bocca.
Mi guarda le gambe scoperte. Me le guarda per davvero, lentamente e famelico ma io ci metto le mani sopra quasi a voler interrompere la sua pregustazione.
Siamo solo amici.
- Ti sta bene il vestito.
Complimenti di circostanza che però quando escono dalle sue labbra sembrano più veri.
Si gira a guardare la strada e si immette nel traffico.
Ha il finestrino aperto, al quale si appoggia con un gomito per poter fumare senza lasciare tracce troppo forti dell’odore all’interno.
- Posso?
Gli indico la sigaretta e lui mi guarda scocciato. Odia quando fumo. Dice che è una cosa stupida e che non serve a nulla.
- E allora perché tu lo fai Eth?
- Perché mi rilassa.
La risposta evasiva è sempre stata il suo forte.
- Solo un tiro?
Senza dire nulla prende la sigaretta fra le dita e l’avvicina alle mie labbra, faccio per prenderla quando lui la scansa e mi guarda storto.
- Se te la do in mano non fai solo un tiro. O così o niente.
Mi piacerebbe ricordargli che non è mio padre, che non può dirmi cosa devo o non devo fare e soprattutto non deve trattarmi da bambina ma a cosa servirebbe?
Si metterebbe a ridere e riprenderebbe a fumare, fregandosene dei miei commenti.
Notando la mia resa riavvicina la sigaretta e io ci appoggio le labbra aspirando e poi soffio fuori tutto.
Non ho mai capito come facciano certe persone a dargli forma, a quel fumo. Mi sembra così libero. Libero come io non sarò mai.
Quando chiedono perché fai certe bravate con gli amici tutti rispondono per essere grandi e fighi. Io non l’ho mai fatto per questo. L’ho fatto per sentirmi libera dal mio corpo da bambina. L’ho fatto per liberarmi dall’amore. Peccato che non sia servito.
Sono ancora qui, con lui e con me. 

- Eth, che hai?
- Niente.
- Non è vero, Eth. Che ti succede stasera? Sei lì seduto mogio mogio da quando siamo arrivati!
- Non ho niente, Cristo. Lasciami in pace.
Mi alzo, infastidita dal suo tono e mi dirigo verso il bar. Ordino una vodka liscia e naturalmente nessuno mi chiede i documenti.
Ogni tanto vorrei che qualcuno si accorgesse di me e dei miei quindici anni.
Ehilà mondo, mi vedi? Sono qui, piccola e indifesa. Sono qui, a bere e fumare con un gruppo decisamente fuori dagli schemi.
Nessuno viene a salvarmi?
Nessun principe azzurro con un destriero bianco arriverà mai, vero?
Sospiro, sconsolata e butto giù tutta la vodka in un colpo solo. Dall’abitudine ha perfino smesso di farmi male la testa.
- Ehi, vacci piano con quella.
Eddie si avvicina a me e mi da un bacio sulla guancia.
Sbircio Ethan senza farmi notare e lo vedo irrigidirsi.
Sorrido al bel ragazzo che ho di fronte sfoderando la mia arma migliore.
- Lascia stare, sto alla grande. Tu invece? Non dovevi non venire stasera?
- Immagino che tu sia uscita con il consenso dei tuoi vero?
Alzo le spalle un po’ per fare la dura un po’ perché non voglio che si impicci degli affari miei.
- Qualche novità?
- Che genere di novità?
- Non saprei, il tuo amico non si è chiuso in bagno ancora con nessuna?
Mi guarda sorridendo e capendo di aver colto nel segno per infastidirmi e farmi arrabbiare il sorriso si allarga di più fino a diventare risata.
- Effettivamente non è in forma, ma scommetto dieci euro che se glielo chiedessi tu non si farebbe troppi problemi a trovare un posto per voi, non so se mi spiego…
- Ti spieghi benissimo Eddie, fidati.
Eddie impallidisce quando sente la voce di Ethan arrivare da dietro. Beccato.
- Chiariamo una cosa: non ti voglio vedere vicino a lei. Mi sono spiegato?!
- Non è mica la tua ragazza e non stavamo facendo nulla.
- Lei non devi nemmeno guardarla Eddie. Non è come voi.
- Come se non fossi un cretino drogato anche tu! Eth qua sei uno di quelli messi peggio, cazzo. Ancora non l’hai capito?
Ethan è arrabbiato, così arrabbiato che penso che potrebbe perfino colpire il suo amico davanti a tutta questa gente.
- Hai ragione, ma se le dai fastidio ti spacco il culo Eddie.
Eddie annuisce e anche se lui sembra non essere minimamente spaventato so che in fondo un po’ di paura ce l’ha.
Ethan, nelle risse, ha sempre vinto.
Mi prende sottobraccio e io appoggio il viso sul suo petto, felice.
Sono sempre felice quando lui mi stringe, anzi no. Dire che sono felice è riduttivo, sono in estasi.
Torniamo a sederci al tavolo sulle nostre poltroncine e Ethan mi stringe ancora di più al suo fianco ma improvvisamente scosta il collo e gira la testa di lato.
Una ragazza mora e bellissima sta passando davanti a noi proprio in quel momento.

Dio, Eth, finirai per uccidermi.

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