Mi hai rubato il cuore e poi sei sparito.
Hai detto che è il momento sbagliato.
Hai detto che merito di meglio.
Ma io ho scelto te.
La danza era tutta la sua vita. Ma quando un infortunio al ginocchio ha messo fine alle sue ambizioni, Teresa Hamilton ha dovuto reinventarsi un futuro e adesso è una studentessa universitaria come tante altre. Almeno così può stare vicino a suo fratello Cameron e a Jase, il migliore amico di Cam e… il suo sogno proibito. Peccato che lui la veda ancora come una bambina. Se solo Teresa riuscisse a fargli cambiare idea…
Jase Winstead non ha tempo per una relazione. Schiacciato dal peso di un segreto che custodisce ormai da troppi anni, non può permettersi di trascinare una ragazza nel vortice tumultuoso della sua esistenza. Soprattutto se la ragazza in questione è la sorella di Cam, da sempre iperprotettivo nei confronti di Teresa. Eppure, ogni volta che Jase è con lei, tutti i suoi problemi svaniscono all’istante ed è come se il muro eretto intorno al proprio cuore si sgretolasse a poco a poco. E infatti, quando una tragedia devastante si abbatte sul campus, rischiando di travolgere anche Teresa, Jase non esita un secondo ad intervenire pur di proteggerla. Ma l’amore che li lega sarà abbastanza forte da superare ogni ostacolo, o entrambi finiranno col perdere tutto ciò che hanno di più caro?
Commento personale
Premetto che aspettavo questo libro da una vita e che mi ero innamorata di Teresa già nel libro precedente. Premetto pure che Jason è un figo pazzesco dolce e romantico, chi non lo amerebbe?!
Mi sono innamorata di questo libro. Mi ha preso fin dalle prime righe e mi ha mangiata viva. Alla fine girando l'ultima pagina mi veniva male al pensiero che dovrò aspettare l'anno nuovo per un romanzo della Lynn. Ma che l'autrice fosse una grande lo sapevo già, e credo pure voi. Dopotutto il libro su Avery era strepitoso e la sua saga Lux mi fa venire la pelle d'oca.
Teresa, o Tess come la chiama Jason, è la sorella di Cam. Dopo un incidente il suo ginocchio ha bisogno di riposo e non può continuare a ballare per un po' quindi decide di iscriversi al college dove va suo fratello. Il suo sogno è diventare una grande ballerina ma, in fondo, per quanto la danza sia il suo mondo leggendo il libro non si è davvero convinti che sia quello che Teresa vuole. Non ci si può sbagliare però su chi desidera davvero: Jason. E' il migliore amico di suo fratello e la guarda come una bambina ma lei è innamorata e non è più la sedicenne di un tempo.
Jason si porta addosso un peso grande come il mondo. E' il suo segreto e l'unico al corrente ne è Cameron. Tess è irresistibile ma non può cedere, nella sua vita non c'è spazio per l'amore. Sa bene come finirà la sua vita e sa che se permette a se stesso di amare davvero Teresa tutto andrà a rotoli.
Fra i due è una carezza e uno schiaffo, l'amore dolce, vero e poi un minuto dopo quello che ti distrugge fin dentro l'anima.
Ve lo consiglio davvero tanto. Anche se la copertina italiano, come molto spesso accade, a mio parere non è all'altezza dell'originale.
Interrogo i libri e mi rispondono. E parlano e cantano per me. Alcuni mi portano il riso sulle labbra o la consolazione nel cuore. Altri mi insegnano a conoscere me stesso e mi ricordano che i giorni corrono veloci e che la vita fugge via.
domenica 2 novembre 2014
Pensavo di salvarti #7
Juliet
I battiti del cuore potrebbero farmi scoprire da quanto
fanno rumore. È sempre così quando esco di nascosto. Ho paura. Paura che i miei
se ne accorgano e mi dicano che li ho delusi ancora.
Eppure lo faccio. Eppure mi metto un vestito, le ballerine e
copro il tutto con la maglia del pigiama. Mi metto sotto le coperte, rallento
il respiro, chiudo gli occhi e aspetto. Aspetto che arrivi mia madre a
rimboccarmi le coperte. Aspetto di sentire i suoi passi allontanarsi e la porta
della sua camera chiudersi, per poi sgattaiolare fuori senza fare rumore,
veloce e invisibile nella notte.
E questa notte la luna sembra più luminosa, più tondeggiante
e vicina. Questa notte sarà diversa dalle altre.
Mi avvicino piano alla macchina di Ethan e lo vedo poco più
in la a fumare. Senza dire nulla mi apre la portiera e mi fa sedere, poi gira
intorno alla macchina e fa lo stesso, mettendosi al volante con la sigaretta
ancora in bocca.
Mi guarda le gambe scoperte. Me le guarda per davvero,
lentamente e famelico ma io ci metto le mani sopra quasi a voler interrompere
la sua pregustazione.
Siamo solo amici.
- Ti sta bene il vestito.
Complimenti di circostanza che però quando escono dalle sue
labbra sembrano più veri.
Si gira a guardare la strada e si immette nel traffico.
Ha il finestrino aperto, al quale si appoggia con un gomito
per poter fumare senza lasciare tracce troppo forti dell’odore all’interno.
- Posso?
Gli indico la sigaretta e lui mi guarda scocciato. Odia
quando fumo. Dice che è una cosa stupida e che non serve a nulla.
- E allora perché tu lo fai Eth?
- Perché mi rilassa.
La risposta evasiva è sempre stata il suo forte.
- Solo un tiro?
Senza dire nulla prende la sigaretta fra le dita e
l’avvicina alle mie labbra, faccio per prenderla quando lui la scansa e mi guarda
storto.
- Se te la do in mano non fai solo un tiro. O così o niente.
Mi piacerebbe ricordargli che non è mio padre, che non può
dirmi cosa devo o non devo fare e soprattutto non deve trattarmi da bambina ma
a cosa servirebbe?
Si metterebbe a ridere e riprenderebbe a fumare,
fregandosene dei miei commenti.
Notando la mia resa riavvicina la sigaretta e io ci appoggio
le labbra aspirando e poi soffio fuori tutto.
Non ho mai capito come facciano certe persone a dargli
forma, a quel fumo. Mi sembra così libero. Libero come io non sarò mai.
Quando chiedono perché fai certe bravate con gli amici tutti
rispondono per essere grandi e fighi. Io non l’ho mai fatto per questo. L’ho
fatto per sentirmi libera dal mio corpo da bambina. L’ho fatto per liberarmi
dall’amore. Peccato che non sia servito.
Sono ancora qui, con lui e con me.
- Eth, che hai?
- Niente.
- Non è vero, Eth. Che ti succede stasera? Sei lì seduto
mogio mogio da quando siamo arrivati!
- Non ho niente, Cristo. Lasciami in pace.
Mi alzo, infastidita dal suo tono e mi dirigo verso il bar.
Ordino una vodka liscia e naturalmente nessuno mi chiede i documenti.
Ogni tanto vorrei che qualcuno si accorgesse di me e dei
miei quindici anni.
Ehilà mondo, mi vedi? Sono qui, piccola e indifesa. Sono
qui, a bere e fumare con un gruppo decisamente fuori dagli schemi.
Nessuno viene a salvarmi?
Nessun principe azzurro con un destriero bianco arriverà
mai, vero?
Sospiro, sconsolata e butto giù tutta la vodka in un colpo
solo. Dall’abitudine ha perfino smesso di farmi male la testa.
- Ehi, vacci piano con quella.
Eddie si avvicina a me e mi da un bacio sulla guancia.
Sbircio Ethan senza farmi notare e lo vedo irrigidirsi.
Sorrido al bel ragazzo che ho di fronte sfoderando la mia
arma migliore.
- Lascia stare, sto alla grande. Tu invece? Non dovevi non
venire stasera?
- Immagino che tu sia uscita con il consenso dei tuoi vero?
Alzo le spalle un po’ per fare la dura un po’ perché non
voglio che si impicci degli affari miei.
- Qualche novità?
- Che genere di novità?
- Non saprei, il tuo amico non si è chiuso in bagno ancora
con nessuna?
Mi guarda sorridendo e capendo di aver colto nel segno per
infastidirmi e farmi arrabbiare il sorriso si allarga di più fino a diventare
risata.
- Effettivamente non è in forma, ma scommetto dieci euro che
se glielo chiedessi tu non si farebbe troppi problemi a trovare un posto per
voi, non so se mi spiego…
- Ti spieghi benissimo Eddie, fidati.
Eddie impallidisce quando sente la voce di Ethan arrivare da
dietro. Beccato.
- Chiariamo una cosa: non ti voglio vedere vicino a lei. Mi
sono spiegato?!
- Non è mica la tua ragazza e non stavamo facendo nulla.
- Lei non devi nemmeno guardarla Eddie. Non è come voi.
- Come se non fossi un cretino drogato anche tu! Eth qua sei
uno di quelli messi peggio, cazzo. Ancora non l’hai capito?
Ethan è arrabbiato, così arrabbiato che penso che potrebbe
perfino colpire il suo amico davanti a tutta questa gente.
- Hai ragione, ma se le dai fastidio ti spacco il culo
Eddie.
Eddie annuisce e anche se lui sembra non essere minimamente
spaventato so che in fondo un po’ di paura ce l’ha.
Ethan, nelle risse, ha sempre vinto.
Mi prende sottobraccio e io appoggio il viso sul suo petto,
felice.
Sono sempre felice quando lui mi stringe, anzi no. Dire che
sono felice è riduttivo, sono in estasi.
Torniamo a sederci al tavolo sulle nostre poltroncine e
Ethan mi stringe ancora di più al suo fianco ma improvvisamente scosta il collo
e gira la testa di lato.
Una ragazza mora e bellissima sta passando davanti a noi
proprio in quel momento.
Dio, Eth, finirai per uccidermi.
Pensavo di salvarti #6
Ethan
Mi annoio. Pura noia, mentre sono disteso sul letto.
Di chiamare una ragazza niente da fare, sono tutte a scuola.
Scuola. Magari potrei andarci.
Guardo l’orologio. Le undici. Troppo tardi e poi non è che
mi vada così tanto. Starsene seduti immobili e ascoltare una lezione non è il
mio forte.
E pensare che una volta avevo tutti otto e nove. Mi basta
leggere e le cose mi entrano in testa senza nessuno sforzo, ma ora non leggo
nemmeno più.
La vita è breve, bisogna godersela fino alla fine. Non c’è
tempo per storia e matematica. Non c’è tempo per Leopardi e Newton. Non c’è
tempo nemmeno per te stesso in realtà.
Il cappello è ancora sulla mia scrivania. Non riesco a resistere
di più. Lo prendo e lo metto nuovamente dentro l’armadio.
Fa così male pensare a te, Ste. Così male.
Accendo il computer e controllo la posta elettronica.
Messaggi di ragazze che nemmeno mi ricordo, messaggi di ragazze con cui ho
fatto sesso e non hanno saputo far altro che lasciare indifferenti segni sul
corpo.
Entro in Facebook e vedo messaggi pure li. Li cancello senza
leggerli e poi passo offline in chat. Non vorrei che qualcuna mi scrivesse. Non
sono dell’umore adatto.
Entro nella mia pagina, quella creata da poche ore e resto
basito. Settantotto fan e undici commenti a ciò che ho scritto.
Ste; già mi stai
simpatico.
Almeno uno sincero!
Gli stronzi attizzano!
Sono entrata qui per
sbaglio, cavoli che parole ragazzo…
Lascio perdere il resto dei commenti e spengo tutto. È stata
una cavolata. Non avrei mai dovuto aprire questa pagina.
Non smettere mai di scrivere Ethan.
Le parole di Ste mi arrivano alla mente, senza che io possa
farci nulla.
Ti avevo promesso che non avrei smesso di scrive vero? Eppure
non scrivo da quando te ne sei andato.
Prendo fuori il mio vecchio diario, tutto impolverato e
ricoperto di foto, delle nostre foto, e inizio a leggere.
Piacere mi chiamo Ethan; e sono un cretino.
Diciannove anni di
esistenza, nessun principio, troppe sigarette fumate e troppe vite consumate.
Occhi scuri e capelli neri, color cenere
anzi. Magari domani me li coloro di blu, e mi metto anche le lenti a contatto.
Ma non credi basti a cambiarmi. Nemmeno li facessi arancione diventerei qualcun
altro, qualcuno di cui potersi fidare. Quindi i capelli e gli occhi li tengo
così, e pure le magliette e i jeans che mia madre definisce stracci da duecento
euro. Magari provo a cambiare dentro, a mettere la testa a posto. Oppure chiedo
a Lei di cambiarmi, chiedo a lei di farmi rinascere. Le chiedo di andare in
un’altra dimensione, in una in cui si possa abbandonare completamente a me, in
una in cui non mi dispiaccia passeggiare tenendola per mano o piangere quando
qualche mio amico mi delude. Ci andrei solo con lei, solo per lei, in quella
dimensione. Sapete una cosa? Ci vado ora
a dirglielo. Vado sotto la sua finestra e le dico che sono già cambiato, che
lei mi ha cambiato. Dopotutto sono qui a scrivere di lei. Varrà pur qualche
credito extra; ma siamo ancora nella mia dimensione. Nella dimensione in cui
non le direi mai davvero quanto vale. Nella dimensione in cui non le direi mai
di aver scritto di lei.
Domani è un altro
giorno. Domani forse cambio. Oggi me lo godo. Oggi sono ancora un cretino con
solo diciannove anni alle spalle.
Ti spezzerò il cuore.
E pure l’anima e il
corpo. Ti distruggerò fin dentro le cavità delle tue ali, angelo mio. Senza
troppi problemi, senza troppe scommesse o domande. Solo con una nottata con me.
Perché io al mattino non ci sarò. Approfitterò del tuo cuore che urla e me ne
uscirò indisturbato. Senza lasciare biglietti o numeri di telefono. Senza nome
e cognome. Senza raccontarti chi sono davvero.
E’ la cosa che so far
meglio correre via. Ed è un po’ un dono perché se mi fermassi a tenerti fra la
braccia potrei non avere il coraggio di vestirmi e chiudere la porta in
silenzio. Potrei non avere il coraggio di non macchiare centomila foglietti di
inchiostro tanto per essere sicuro che uno lo troverai. Li metterei attaccati
ovunque, e ti scrivere il mio numero anche sul corpo. Con l’indelebile.
Ma io scappo, io corro
lontano dalle tue nuove lacrime, lontano dalle mie, di lacrime. Lontano da chi
potrei essere solo con un bacio sulla tua guancia. Lontano perché il mal
d’amore mi terrorizza. Lontano perché l’elisir che potrebbe curarmi se mi
ammalassi fino in fondo, lo devono ancora inventare, e il tempo che dovrebbe
aiutare non è abbastanza come garanzia.
Corro e nemmeno so
dove sto andando.
Corro via da me stesso
e da quella camera.
Corro via da te, cuor
mio.
Richiudo frettolosamente il diario e ricaccio dentro le
lacrime. Sono tutte stupidate. Io non ho mai avuto talento. Io ho talento solo
per deludere le persone.
Pensare che ci credevo pure. Ci credevo di poter diventare
scrittore.
Allontano il diario spingendolo fino all’angolo della
scrivania e mi posiziono davanti alla tastiera. Le dita sui tasti scorrono
veloci e dopo tanto tempo mi libero, almeno un po’, e mi sento meno solo. Meno
solo anche se lei è sempre con me.
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