domenica 18 gennaio 2015

Pensavo di salvarti #11



Juliet
-Juliet che cosa ci fai qui?
Mio fratello accende la luce della cucina e mi vede seduta a terra in lacrime. Se potessi guardarmi alo specchio ora potrei spaventarmi.
I capelli tutti in disordine, le lacrime che hanno portato la matita in giro per tutto il viso, i pantaloncini e la maglietta bagnati. Sono rannicchiata a terra e non riesco più ad alzarmi.
Mio fratello, Eric, si avvicina e mi scuote per le spalle. Non vedendo nessuna mia reazione si siede a terra con me e mi abbraccia.
- Hai fatto tu tutto quel baccano scricciolo?
Sorrido al suo buffo appellativo. Quando ero piccola odiavo che mi chiamasse così, ora invece mi piace da morire. Mi fa tornare a giornate calde d’estate. A quando giocavamo insieme prima che lui si arruolasse nell’esercito e passasse anni interi lontano da casa. Avevo paura che cambiasse facendo ciò che fa, che si dimenticasse di me e invece ogni volta che può viene a trovarmi. È il fratello migliore del mondo, uno di quelli che sono premurosi e allo stesso tempo protettivi. Uno di quelli che ti tirano fuori dai casini senza fare la spia ma sgridandoti alla grande prima di soffocarti con un abbraccio.
- Si, scusami.
Mi stringo forte a lui e chiudo gli occhi, cercando di fermare le lacrime.
- Eric, tu come fai ad essere sicuro d’amare Jennifer?
Jennifer è la sua ragazza da più di tre anni e nonostante la distanza la loro è una storia da film. Si sono conosciuti fra i banchi di scuola e so che lei aveva una cotta per mio fratello ma lui non la degnava di un’occhiata e poi un giorno, dopo la maturità, si sono ritrovati ad una festa e mio fratello non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Lui dice che è stato un’idiota a sprecare tutti quegli anni ma che forse è stato meglio così. Secondo lui, le persone si incontrano quando è il momento giusto. Arriverà mai un nostro momento Ethan?
- Che vuol dire come fai a sapere di amarla?- Eric mi guarda bonario e sorride – Juliet, te le senti dentro certe cose.
- Ma come fai ad esserne sicuro? Come puoi essere certo che l’amerai anche domani o è solo una cosa passeggera?
- L’amore è passeggero, Juls. L’amore può finire così come è iniziato ma non possiamo permetterci di pensare al domani. Bisogna ascoltare il cuore. Ed è una frase fatta e rifatta ma è vera. L’amore te lo senti dentro, senza alcuna ragione. Quando ti innamori non stai nemmeno a chiederti se è amore o meno. Lo sai.
- Credo di essere innamorata di Ethan.
Lo sussurro piano a lui che è la mia roccia, la mia forza, la mia metà. Lo sussurro piano a me stessa per paura che crollino le pareti.
- E’ una persona che ne ha passate tante, lo sai meglio di me. Prima il padre, poi Stefano. Ma Juls, se lo ami, se lo ami davvero glielo devi dire. Non è giusto per nessuno dei due fingere che non ci sia niente fra voi. Vi volete bene, è evidente a tutti, basta vedervi insieme, ma se i tuoi sentimenti sono cambiati dovete parlare.
- C’ho provato.- tentenno, indecisa se dire tutta la verità o tenermi dentro parte della storia – Ero con lui un minuto fa. Lui con me, non vuole parlare.
- E tu sorprendilo. Fagli capire che lo ami senza dover parlare.
Scuoto la testa decisa.
- E se lo perdessi?
- Certe persone non si perdono mai, Juliet. Mai.
Mi accarezza piano il braccio e sussulto. Eric allora, allarmato, mi guarda il braccio e vede il sangue.
- Ti ha messo le mani addosso?!- esclama furioso.
Gli faccio cenno di abbassare la voce, non voglio svegliare mamma e papà.
- Ma ti pare?! Credi che ne sarebbe capace?
Mi guarda negli occhi e leggo la risposta da me. Crede che potrebbe farmi del male.
- Vieni, andiamo a disinfettare questo taglio.
Mi prende per mano e prima che possa dire qualcosa mi aiuta ad alzarmi e mi trascina in bagno.
Mentre mi passa dolcemente un batuffolo di cotone sulla ferita non riesco a cancellarmi dalla mente l’immagine di Ethan in lacrime mentre mi racconta che Ste è morto.
-E ora cos’hai intenzione di fare?
-Continuerò a cercarlo.
-Eth lui è..
-Impossibile, gli angeli non muoiono.
Gli angeli non muoiono, avevi ragione Ethan, finchè continui a volergli bene, Stefano vivrà con te.
Il bruciore del braccio mi riscuote dai miei pensieri e vedo mio fratello mettermi un cerotto, tutto concentrato.
Rido mentre noto che è completamente impacciato.
Certe persone non puoi perderle.
Certe persone te le porti dentro, anche contro la tua volontà. Sei una di quelle Ethan.
Ha ragione Eric: basta giocare, siamo cresciuti ed è arrivato il momento di parlare di noi.
Mi butto sul divano mentre mio fratello armeggia in cucina per preparasi del latte. Ho ancora un paio d’ore per poter dormire ma ho la testa e il cuore in subbuglio e dubito che ci riuscirei. Faccio fatica a dormire ultimamente. Fra lo studio e le uscite con Ethan non mi resta il tempo per molto. Ho imparato a sentirmi riposata con quattro ore di sonno, assurdo vero?
Mio fratello, dice che a volte, quando fanno addestramento non dorme anche per due giorni di fila. Penso che io non sarei mai capace di farlo e non solo perché sono una donna. Lui è sempre stata una persona decisa, ha deciso che salverà il mondo e così sta facendo. Forse salvare il mondo è una parola grossa, soprattutto detta da una che non crede che la guerra possa portare a qualcosa ma lui, con il suo lavoro salva tanti innocenti. Io non riesco nemmeno a salvare il sorriso del mio migliore amico.
Sospiro e mi rigiro fra le coperte.
 Devo dormire. Devo almeno provarci. Chiudo gli occhi ma niente da fare, il sonno non arriva. Allora inizio a contare, ma nemmeno le pecore arriveranno a salvarmi questa sera, beh mattina ormai.
Mio fratello si siede sul divano con la tazza e mi guarda dolcemente.
- Non riesci a dormire tornado?
- No. Per niente.
Resta in silenzio, forse spera che finalmente chiuda gli occhi e dorma ora che c’è lui. Dopotutto quando eravamo bambini funzionava così. Quando avevo gli incubi correvo in camera sua e lo svegliavo. Mi ricordo che mi portavo via anche i miei peluche perché avevo paura che qualcuno rapisse uno di loro. Arrivavo in camera di Eric tutta agitata e lui si limitava a farmi spazio accanto a sé e a guardarmi finchè non mi fossi addormentata.
Non si è lamentato mai, mai una volta mi ha cacciata dicendo di crescere. Mai una volta mi ha riso in faccia dicendomi che i mostri non esistono. Si spostava di lato e mi aiutava a coprirmi e tutto andava bene.
Lo guardo attentamente e noto quanto sia cresciuto. I capelli biondi sono più lunghi del solito e gli cadono dolcemente da tutte le parti. La bocca e il naso piccoli ma perfettamente in proporzione con il suo viso. Le cicatrici vicino il mento, sulla destra, che invece di sfigurarlo lo rendono terribilmente sexy. Mio fratello doveva diventare un modello, non un soldato. Ma sono gli occhi che mi preoccupano maggiormente. Gli occhi marroni, no marrone è troppo banale. Ha gli occhi che sembrano due fuochi. E una volta non erano così. Una volta non aveva visto tutto ciò che gli passa davanti tutti i giorni, una volta riusciva a seguire un telegiornale senza emettere sospiri ansiosi pensando ai suoi amici in giro per il mondo.
- Sai cosa faccio per riuscire ad addormentarmi quando sono preoccupato?
La sua voce mi fa sussultare, ero così persa nei miei pensieri che mi ritrovo scombussolata a sentirlo parlare.
- Cosa fai? Corri in camera di tuo fratello con tutti i peluche?
Sorride a quei bei ricordi e scuote la testa, felice.
- Penso a te.
- A me?
- Si, a te e a volte a Jennifer. Ma pensare a lei lontana mi fa stare anche tanto male perché è da sola, tu invece so che sei sempre con i tuoi amici e non sei triste.
Una fitta acuta di gelosia mi tocca il cuore ma la scaccio, mio fratello non si merita la mia gelosia. Non sarebbe giusto dopo ciò che ha sempre fatto per me.
- Perché pensare a me ti fa addormentare? Non pensavo di essere così noiosa, cavolo Eric avresti dovuto dirmelo.
Eric ride piano, muovendo appena le labbra e chiude un po’ gli occhi per non rischiare di ridere troppo forte e svegliare mamma e papà.
- Non sei noiosa sciocca, solo…- muove la testa verso destra e poi verso sinistra, cercando le parole- mi fa sentire a casa pensare a te, e se sono a casa posso dormire tranquillo non trovi?
- si, hai ragione.
Sorrido della sua buffa logica e mi metto a pancia in giù, pensando intensamente a lui ma non succede nulla. Non riesco ancora a dormire.
Eric si alza, attento a non rovesciare il tè e poi mentre credo che stia per tornarsene in camera senza nemmeno salutarmi si gira verso di me e mi manda un bacio. Un attimo dopo le sue parole mi colpiscono come una fucilata.
- Ognuno ha la sua casa, Juls. Non puoi rinchiudere il cuore.
Cosa stai cercando di dirmi Eric?
Chiudo gli occhi e penso a Ethan, al suo sorriso, alle sue strane abitudini, ai suoi abbracci e senza accorgermene sto sognando.

mercoledì 7 gennaio 2015

Pensavo di salvarti #10



Ethan
Sbatto la portiera dell’auto e inizio a tirare calci alla gomma. Ma perché la vita dev’essere così dura? Cazzo, Ste, dove sei finito tu? Senza di te non ce la faccio. Non ce la faccio, capito?
Entro in casa veloce. Mollando le chiavi dove capitano, che finiscono sul tavolo e fanno rumore. Sento qualcosa muoversi sul divano e mi avvicino piano e incerto. Credevo che stasera non ci sarebbe stata mia madre.
Samuel si rigira fra le coperte e si stropiccia i suoi piccoli occhi prima di sbadigliare il mio nome.
- Sam, ma sei solo?
Samuel annuisce ancora addormentato. Credevo che questa sera sarebbe andato al lavoro con mia madre, non ho pensato nemmeno per un secondo che fosse solo altrimenti non sarei uscito.
Gli accarezzo dolcemente i ciuffi neri dei capelli che gli ricadono sul viso. E’ così bello. Ha le fossette tipiche dei bambini e dei dentini piccoli che quando sorride si vedono appena. Le guanciotte rosse perennemente e due occhi azzurri che secondo me sono il colore del paradiso. Credo che mio fratello sia una delle poche cose belle nella mia vita.
Sam mi si accoccola vicino e si rimette a dormire. Lo prendo in braccio tenendolo al caldo sotto la coperta e salgo le scale con calma, attento a non svegliarlo ancora.
Il mio angelo.
Vado verso la sua camera ma prima di entrare cambio idea e mi dirigo verso la camera di mia madre. Alzo le coperte, sempre con Samuel in braccio, e lo metto delicatamente nel lettone.
Lui sospira contento e quel suono è meglio di tutti i grazie del mondo.
Vado in camera mia, mi levo i vestiti in fretta e faccio una doccia il più velocemente possibile. Ora che sono solo le immagini del sangue tornano a tormentarmi. Possibile che non riesca a vedere una goccia di sangue senza sentire i conati di vomito?
Spengo l’acqua e mi appoggio alla doccia, restando immobile ad ascoltare le goccioline che scendono dal mio corpo lentamente.
Sono stanco. Stanco di pensare, stanco di agire, stanco di tutto.
Indosso un paio di boxer e raggiungo mio fratello in camera di mia madre. Mi sistemo sotto le coperte e lui, sentendomi vicino, si appoggia al mio petto e mi stringe con la manina. Chiudo gli occhi e per la prima volta dopo tanto tempo, non ho incubi.
Mia madre ci trova abbracciati sul suo letto quando ritorna e sono sicuro di aver sentito le sue labbra posarsi sulla mia fronte.
Alle sette e un quarto la sveglia si mette fastidiosamente a suonare e mi ci vogliono parecchie manate al comodino per capire che non sono nella mia stanza e che la mia sveglia è al di là del corridoio. Ma quando ho preso un respiro e sono pronto ad alzarmi la sveglia smette di suonare. Mi alzo e vado verso camera mia scoprendoci dentro mia madre intenta ad osservare la sveglia.
- Te l’ha regalata Juliet questa vero?
Mi sorride, mia madre mi sta sorridendo.
- Si, qualche anno fa. E’.. beh è praticamente rotta. Suona quando vuole ma non voglio ancora buttarla.
Continua a sorridermi e io arrossisco in imbarazzo. Non so cosa dire, è parecchio che non parliamo o anche semplicemente che ci proviamo.
Poi noto il segno delle occhiaie sul suo viso e mi rendo conto che lei deve essere stanca dopo aver passato tutta la notte in ambulatorio. È un bravo medico, una brava madre, ma da quanto ho visto fino ad ora non riesce ad essere entrambe.
Se scegli di fare della tua vita il tuo lavoro, non importa per quale motivo, non dovresti avere figli.
Ho sempre pensato che sia meglio una creatura al mondo in meno che una creatura infelice in più. Eppure, eppure sono contento che dopo l’errore, cioè io, mi abbia regalato Samuel.
- Mamma, vai a riposarti, devi essere distrutta.
- Non è niente Ethan. So che magari hai da fare le tue cose ma visto che oggi sono a casa pensavo che magari potevamo..
- Non devi parlare con me, mamma. Stai con Samuel, lui ha bisogno di te, non io.
Mamma, sono un bugiardo. Lo vorrei anch’io un tuo abbraccio ma non riesco a perdonarti. Non riesco a perdonarti le tue continue assenze, le tue scuse, le tue promesse infrante.
Non mi hai mai portato alle giostre, non sei mai andata a parlare con i miei insegnanti se non quando ti chiamavano, non hai mai.. non hai mai messo me davanti a tutto.
- Ethan, per favore…
Gli occhi le si riempiono di lacrime e il labbro le trema un po’. Le nasce una piccola rughetta intorno all’occhi sinistro e abbassa lo sguardo quando la sua voce si spegne da sola.
Impacciato, mi avvicino e la abbraccio. Mi fa strano, mi fa sentire in pace e allo stesso tempo all’inferno, sento un fuoco dentro. Non ho idea di come si fa ad abbracciare una madre ma penso che se la tengo stretta tanto basta. Le sue mani si aggrappano a me e credo che se potesse non mi lascerebbe più andare. Ma è solo un momento, poi ritorna l’Ethan freddo e distaccato, poi ritorna l’Ethan razionale. Mi stacco da lei, dolce ma deciso e in un soffio le dico:
- Porta al parco Samuel.
Esco dalla camera, prendo i pantaloni e la maglia che avevo lasciato in camera di Samuel qualche giorno prima e li infilo veloce. Scendo le scale due a due, cerco fra le cavolate in frigo un po’ di latte e lo bevo direttamente dalla bottiglia. Afferro le chiavi dalla tavola e me ne vado.
Vado a fare un giro, in nessun posto preciso. Ma quando mi volto e vedo la casa gialla in fondo alla via spiccare fra tutte le altre, decido che l’unico posto dove voglio stare è con te, Ste.
Entro in macchina e guido senza prestare troppa attenzione al limite di velocità, nella vita ci sono tante cose che uccidono. Nella vita se si rispettano i limiti si morirà con rimpianti.
Parcheggio all’ombra e scavalco il cancello in ferro chiuso, un attimo dopo mi ritrovo davanti a te.
- Ciao, Stefano.
Tocco la tua foto attaccata alla lapide e sorrido, pronto ad una bella chiacchierata.
Ogni tanto degnati di rispondermi amico.

domenica 28 dicembre 2014

Il ragazzo che entrò dalla finestra e si infilò nel mio letto - Kirsty Moseley

Trama
Amber Walker e suo fratello maggiore, Jake, hanno un padre violento. Una notte Liam, il migliore amico di Jake, la vede piangere, si arrampica attraverso la finestra della sua camera da letto ed entra per consolarla. Dopo quella prima sera il rapporto tra Amber e Liam cambia: pian piano l’innocenza e l’amicizia lasciano il posto all’attesa, ai malintesi e alle scintille. Liam passa da una ragazza all’altra, mentre Amber – ancora emotivamente segnata dagli abusi subiti per mano di suo padre – preferisce concentrarsi sulla scuola, la danza e le amiche. Ma tra loro due la passione cresce in fretta e anche se il loro rapporto è da sempre basato sull’amicizia, quando Amber inizia a guardare il suo migliore amico sotto un’altra prospettiva saranno fuochi d’artificio! E come reagirà Jake, da sempre iperprotettivo nei suoi confronti, quando scoprirà che la relazione tra i due sta diventando qualcos’altro?



 Commento personale
Questo libro non mi ha esattamente entusiasmata. Fatemi spiegare. Dopo tutto il polverone che aveva tirato su (non so voi ma io lo vedevo in ogni vetrina con tanto di "il nuovo successo dell'anno") mi aspettavo di più. Il lato romantico e bambino di me ha adorato la trama. Questo ragazzo bello e irresistibile che ama da sempre la protagonista non troppo sicura di sè con qualche problema familiare alle spalle. Sentita e risentita ma il mio tenero cuoricino si emoziona sempre. Oh, dai. Lui entra dalla finestra e dormono abbracciati, ovvio che mi partono gli occhi a cuoricino.
 Ma... non c'è molto altro. La storia manca di originalità. Il carattere della protagonista è il prototipo del carattere di protagoniste viste e riviste. Certo, Liam è facile amarlo con la sua battuta pronta e il suo infinito amore per la ragazza della porta accanto ma.. tutto qui.
Non ho amato nemmeno troppo la scrittura, manca di scorrevolezza in alcuni tratti e in altri corre via come se la stessero inseguendo armati. Ovviamente, ricordo, come sempre, che è il mio parere. Non sono un'esperta.

 

 Amber ha un passato difficile alle spalle, un padre che la picchia e arriva addirittura a provare a stuprarla. Non si sente a suo agio con nessuno che non sia suo fratello Jake o il migliore amico del fratello, Liam. Amber è legata a Liam, ma non se ne rende conto. All'insaputa di tutti dorme con lui da quando ha otto anni. Si tengono stretti e lei non ha più incubi. Liam scaccia la paura.
Liam vede per la prima volta Amber quando ancora sono bambini e si lega a lei irrimediabilmente. La guarda dalla sua finestra e una notte sgattaiola in camera sua per consolarla mentre piange. La stringe a sè tutte le notti e cerca il coraggio di dirle che la ama. Ma, soprattutto, cerca il coraggio per dirlo al suo migliore amico, Jake, il fratello di Amber.
Quando finalmente le cose fra loro sembrano risolte, ecco che risbuca fuori il padre di Amber che si è rifatto una famiglia e vuole riallacciare i rapporti con i figli. Ma è davvero cambiato? Amber non riesce nemmeno a guardarlo in faccia, per lei resterà sempre il mostro che la picchiava.

Amber e Liam sono una bella coppia. Alcuni loro dialoghi sono frizzanti, altri meno, ma non annoiano.
A dire il vero, però, fin da subito mi ha intrigato molto di più Jake. Ma credo che l'autrice farà un libro su di lui e Kate, ci sarebbero le basi dopo questo romanzo.
Nel complesso l'ho letto con piacere e se cercate un libro leggero è una buona lettura. Non è dai colpi al cuore o dal respiro spezzato ma si legge.
Forse, con il secondo volume - che non so se ci sarà, ancora non mi sono informata - saprà farmi ricredere l'autrice.
Mancanza di originalità e scrittura mediocre, gliele potrei perdonare con un capolavoro su Jake.
Quello che davvero non mi è piaciuto di questo libro sono gli innumerevoli pensieri di lei - e ve lo dice una a cui piace scrivere interi monologhi interiori. Oddio, a un certo punto non ne potevo più dei "ma quanto è sexy Liam, è il ragazzo migliore del mondo e bla bla bla." Per non parlare dell'esagerazione sulle scene che avvengono a scuola. Dovunque lui si giri una gli salta letteralmente addosso, mi pare un po' eccessivo.

Pensavo di salvarti #9



Juliet
Non guardarlo, non guardarlo. Non farti inutilmente male. Sposto lo sguardo alla ricerca di una qualunque distrazione e la trovo in Eddie. E’ al bar con un ragazzo, stanno bevendo ma vedo bene che si stanno scambiato soldi e posso immaginare cosa voglia in cambio Eddie. Droga. Lo penso sprezzante ma la solita curiosità mi invade. Fino a qualche tempo fa Ethan la prendeva come niente ma adesso sembra essersi dato una calmata.
Alcol a tutto spiano ma niente droga.
Sono concentrata su quello che i ragazzi si stanno dicendo, cerco di capire le parole dal movimento delle loro labbra ma non riesco.
Quando qualcuno mi tocca la spalla sussulto involontariamente.
Ethan mi guarda da in piedi incuriosito. Si siede vicino a me e mi chiede cosa stessi osservando così attentamente.
Alzo le spalle e mi lego i capelli con l’elastico che porto sempre al polso.
E’ di Ethan, non me ne separo mai. Quando non ce l’ho è come se una parte di me fosse da un’altra parte. Come se la metà di me destinata a lui fosse con lui.
- Ti piace Eddie?
Che te ne importa Ethan?
Perché me lo chiedi?
Io ti ho mai chiesto cosa provi tu per tutte quelle ragazze che guardi?
Ti ho mai chiesto spiegazioni?
Ti ho mai chiesto: ma tu all’amore ci credi?
- Se anche fosse non sarebbero affari tuoi.
- Si, invece. Per me sei come una sorellina, non posso starmene fermo a guardare se uno come quello ci prova con te e tu ci stai pure!
È indignato. Lui? Lui non ne ha nessun diritto. Ce l’ho io, io che lo perdono sempre. Io che fingo di non sapere che tutti i suoi baci sono bugie, io che non gli chiedo mai niente, io che non gli ho mai sentito chiedere scusa.
Non rispondo nemmeno alla sua provocazione e mi guardo i piedi, incapace di incontrare i suoi occhi. Mi fanno fare follie. Mi fanno annegare e non uscire più.
Eddie si alza, beve l’ultimo goccio e viene a sedersi vicino a noi. Ethan non dice nulla mentre lo vede preparare la cartina, guarda semplicemente intorno sperando di non essere visto.
Se finisce nei casini sua madre fa un infarto.
Eddie arrotola il tutto e se lo porta alle labbra, tira fuori l’accendino e quando sta per avvicinarlo alla sigaretta mi faccio coraggio, prendo una boccata d’aria e parlo.
- Me la fai provare?
Ethan si gira di scatto verso di noi. Non dice nulla, si limita a fissarmi incredulo e spaventato.
Eddie fa lo stesso, lancia un’occhiata al mio amico e poi mi passa la sigaretta.
- Le prime volte gira un po’ la testa quindi vacci pian..
- Non ci pensare nemmeno di darle quella merda!
Ethan gliela strappa dalle mani e la butta per terra per poi calpestarla.
- Ehi, amico, costa quella roba!
- Te la ripago, ora sparisci. E tu- mi indica con un dito, quasi fossi un bambina avessi parlato con uno sconosciuto accettando caramelle – non farlo mai più, sono chiaro?!
Sento le lacrime salire agli occhi e mi alzo, faccio per andarmene ma lui mi prende per il gomito. Mi libero con uno strattone e senza il minimo ritegno gli urlo dietro:
- Non provarci più, non toccarmi. Tu non sei mio padre, non puoi dirmi cosa posso o non posso fare! Stai fuori dalla mia vita dannazione.
Lascio il pub senza guardarmi indietro e l’ultimo pensiero che ho prima di iniziare a camminare a passo spedito è quanto ci metterò a tornare a casa a piedi, e soprattutto spero che lui non sia già lì quando arriverò.

Entro in camera senza curarmi di accendere la luce e inizio a spogliarmi, ma quando resto in mutande e reggiseno sento una voce provenire dalla finestra.
- Non che lo spettacolo mi dispiaccia ma ho pensato che ti avrebbe fatto piacere sapere che hai uno spettatore.
La voce di Ethan mi fa sussultare di paura ma appena elaboro le sue parole apro l’anta dell’armadio e mi ci nascondo dietro.
- Potevi aspettare un altro po’ a dirmelo.
Sento dei rumori e sono certa che Eth stia entrando in camera, incurante della mia posizione.
- Sai, c’è buio qua dentro, che ne dici se accendo la luce?
Sento dal suo tono di voce che sta scherzando ma il mio cuore inizia a battere forte e la voce si incrina.
- Per favore no.
Lo sento ridere e mi chiedo cosa ci sia da ridere in una situazione del genere. Mi chiedo se davvero possa essere così infantile e accendere la luce.
- Non lo farei mai Juliet, sarò pure un cretino a volte ma non esagererei mai in questo modo. Mi siedo sul tuo letto, cambiati. Giuro che non guardo.
Non del tutto rassicurata prendo una canottiera e i pantaloni del pigiama e me li infilo velocemente.
Chiudo l’armadio sbattendolo e non vedo lo specchio spaccarsi e cadere finchè non sento bruciore al braccio. Una piccola scheggia si è conficcata lì e il sangue inizia ad uscire. Incrocio subito lo sguardo di Ethan sperando che non si sia accorto di nulla ma appena lo specchio cade rovinosamente a terra si gira a guardarmi.
Si gira a guardarmi e vede il sangue sul mio braccio. Si gira a guardarmi e gli leggo la paura negli occhi.
Prendo una sciarpa dall’armadio, la lego attorno al braccio e mi avvicino piano a lui. Mi avvicino piano per non spaventarlo, mi avvicino quasi fosse un animale pronto a scattare, mettendo davanti a me le braccia.
- Ethan, va tutto bene. Eth, guardami.
La mia mano è fra i suoi capelli, le dita danzano e cercano di calmarlo.
- Ci sono io, sono qui con te. Va tutto bene. Sto bene.
Scandisco piano le parole quasi fosse un bambino. Lo so, lo so cosa ti ricorda il sangue. So cosa ti succede. So che fantasma sbuca fuori dai tuoi ricordi ma ci sono io amore mio. Ci sono io qui con te. Non puoi avere paura.
Non serve.
Non più.

***

Ridiamo. Ridiamo e scherziamo seduti fuori in una panchina del parco. Ethan non la smette di farmi il solletico e il suo amico Stefano ci guarda silenzioso. Oggi è strano. Qualcosa non va. So che non si aspettava di vederci arrivare insieme. So che voleva parlare con Eth e basta ma ho litigato di nuovo con i miei e proprio non ce l’ho fatta a starmene a casa da sola.
Improvvisamente Ethan si blocca e la mia mente accavalla i ricordi, i momenti, i sorrisi. La mia mente accavalla tutto mentre vedo Stefano portarsi la mano al naso mentre il sangue esce. Ci ripete che sta bene ma Eth gli dice di restare seduto, gli chiede se ha preso qualcosa, se gli fa male la testa.
- Passa subito Eth, non preoccuparti.
Passa subito, non preoccuparti.
Passa subito, non preoccuparti.
Le parole rimbombano mentre Stefano cade a terra con noi due li, incapaci di fare qualcosa.
Sangue. C’è il sangue per terra e vedo Eth urlare, la gente avvicinarsi e chiamare aiuto.
Io resto ferma, immobile.
Inutile.
L’ambulanza arriva ma non vogliono far salire Eth e lui sembra non averne la forza. Resta a terra, inginocchiato a guardarsi le mani sporche di sangue.
Il sangue del suo migliore amico.
Finalmente riesco a riappropriarmi della mie facoltà mentali e mi siedo accanto ad Ethan. Ha lo sguardo fisso sulle mani, uno sguardo spento e incurante di ciò che lo circonda.
Credo che sia stato in questo momento che l’Ethan che conoscevo si è spezzato per sempre.

***

- Ethan, guardami. Sei qui, con me. Nella mia stanza. Ci siamo solo io e te.
Ethan respira piano e chiude gli occhi, lo abbraccio proprio come quel giorno ma questa volta lui non piange, questa volta torna ad essere il ragazzo forte e chiuso.
- Scusa.
Lo sussurra appena ed io mi immobilizzo.
Come puoi dirmelo così? Come puoi vergognarti di ogni debolezza, di ogni difetto, di ogni affetto?
- Devo andare.
Si alza e scende le scale senza voltarsi a guardarmi.
- Ethan! Eth, aspetta.
Lo seguo fuori sotto la pioggia, incurante di essere con i pantaloni del pigiama e una canottiera.
- Per favore, fermati.
Si gira e glielo leggo negli occhi. Lo so che sta per scoppiare.
Non ti permetterò di andartene via così. Non ti permetterò di farti ancora del male, di nasconderti e piangere da solo.
- Perché..?
Mi lecco le labbra bagnate e tiro fuori quel coraggio che per troppo tempo mi è mancato.
- Resta da me Eth, resta con me. Io e te. Lo so che è tutto diverso, lo so che ti manca Ste. Ma ci sono io. Ci sono io per te.
Ethan si avvicina piano tenendo lo sguardo verso il basso quasi ci fosse qualcosa di vitale nelle sue scarpe.
- Juliet, tu non puoi capire… tu non lo sai cosa vuol dire.
- No, hai ragione. Io non posso capire se tu non mi dici nulla. Ma visto che ti senti tanto forte quando sei da solo, restaci.
Rientro in casa sbattendo la porta e mi rannicchio a terra.
Piango, piango forte stringendo le braccia al corpo e tremando.
Sei tu che non capisci Eth.