Mi hai rubato il cuore e poi sei sparito.
Hai detto che è il momento sbagliato.
Hai detto che merito di meglio.
Ma io ho scelto te.
La danza era tutta la sua vita. Ma quando un infortunio al ginocchio ha messo fine alle sue ambizioni, Teresa Hamilton ha dovuto reinventarsi un futuro e adesso è una studentessa universitaria come tante altre. Almeno così può stare vicino a suo fratello Cameron e a Jase, il migliore amico di Cam e… il suo sogno proibito. Peccato che lui la veda ancora come una bambina. Se solo Teresa riuscisse a fargli cambiare idea…
Jase Winstead non ha tempo per una relazione. Schiacciato dal peso di un segreto che custodisce ormai da troppi anni, non può permettersi di trascinare una ragazza nel vortice tumultuoso della sua esistenza. Soprattutto se la ragazza in questione è la sorella di Cam, da sempre iperprotettivo nei confronti di Teresa. Eppure, ogni volta che Jase è con lei, tutti i suoi problemi svaniscono all’istante ed è come se il muro eretto intorno al proprio cuore si sgretolasse a poco a poco. E infatti, quando una tragedia devastante si abbatte sul campus, rischiando di travolgere anche Teresa, Jase non esita un secondo ad intervenire pur di proteggerla. Ma l’amore che li lega sarà abbastanza forte da superare ogni ostacolo, o entrambi finiranno col perdere tutto ciò che hanno di più caro?
Commento personale
Premetto che aspettavo questo libro da una vita e che mi ero innamorata di Teresa già nel libro precedente. Premetto pure che Jason è un figo pazzesco dolce e romantico, chi non lo amerebbe?!
Mi sono innamorata di questo libro. Mi ha preso fin dalle prime righe e mi ha mangiata viva. Alla fine girando l'ultima pagina mi veniva male al pensiero che dovrò aspettare l'anno nuovo per un romanzo della Lynn. Ma che l'autrice fosse una grande lo sapevo già, e credo pure voi. Dopotutto il libro su Avery era strepitoso e la sua saga Lux mi fa venire la pelle d'oca.
Teresa, o Tess come la chiama Jason, è la sorella di Cam. Dopo un incidente il suo ginocchio ha bisogno di riposo e non può continuare a ballare per un po' quindi decide di iscriversi al college dove va suo fratello. Il suo sogno è diventare una grande ballerina ma, in fondo, per quanto la danza sia il suo mondo leggendo il libro non si è davvero convinti che sia quello che Teresa vuole. Non ci si può sbagliare però su chi desidera davvero: Jason. E' il migliore amico di suo fratello e la guarda come una bambina ma lei è innamorata e non è più la sedicenne di un tempo.
Jason si porta addosso un peso grande come il mondo. E' il suo segreto e l'unico al corrente ne è Cameron. Tess è irresistibile ma non può cedere, nella sua vita non c'è spazio per l'amore. Sa bene come finirà la sua vita e sa che se permette a se stesso di amare davvero Teresa tutto andrà a rotoli.
Fra i due è una carezza e uno schiaffo, l'amore dolce, vero e poi un minuto dopo quello che ti distrugge fin dentro l'anima.
Ve lo consiglio davvero tanto. Anche se la copertina italiano, come molto spesso accade, a mio parere non è all'altezza dell'originale.
Interrogo i libri e mi rispondono. E parlano e cantano per me. Alcuni mi portano il riso sulle labbra o la consolazione nel cuore. Altri mi insegnano a conoscere me stesso e mi ricordano che i giorni corrono veloci e che la vita fugge via.
domenica 2 novembre 2014
Pensavo di salvarti #7
Juliet
I battiti del cuore potrebbero farmi scoprire da quanto
fanno rumore. È sempre così quando esco di nascosto. Ho paura. Paura che i miei
se ne accorgano e mi dicano che li ho delusi ancora.
Eppure lo faccio. Eppure mi metto un vestito, le ballerine e
copro il tutto con la maglia del pigiama. Mi metto sotto le coperte, rallento
il respiro, chiudo gli occhi e aspetto. Aspetto che arrivi mia madre a
rimboccarmi le coperte. Aspetto di sentire i suoi passi allontanarsi e la porta
della sua camera chiudersi, per poi sgattaiolare fuori senza fare rumore,
veloce e invisibile nella notte.
E questa notte la luna sembra più luminosa, più tondeggiante
e vicina. Questa notte sarà diversa dalle altre.
Mi avvicino piano alla macchina di Ethan e lo vedo poco più
in la a fumare. Senza dire nulla mi apre la portiera e mi fa sedere, poi gira
intorno alla macchina e fa lo stesso, mettendosi al volante con la sigaretta
ancora in bocca.
Mi guarda le gambe scoperte. Me le guarda per davvero,
lentamente e famelico ma io ci metto le mani sopra quasi a voler interrompere
la sua pregustazione.
Siamo solo amici.
- Ti sta bene il vestito.
Complimenti di circostanza che però quando escono dalle sue
labbra sembrano più veri.
Si gira a guardare la strada e si immette nel traffico.
Ha il finestrino aperto, al quale si appoggia con un gomito
per poter fumare senza lasciare tracce troppo forti dell’odore all’interno.
- Posso?
Gli indico la sigaretta e lui mi guarda scocciato. Odia
quando fumo. Dice che è una cosa stupida e che non serve a nulla.
- E allora perché tu lo fai Eth?
- Perché mi rilassa.
La risposta evasiva è sempre stata il suo forte.
- Solo un tiro?
Senza dire nulla prende la sigaretta fra le dita e
l’avvicina alle mie labbra, faccio per prenderla quando lui la scansa e mi guarda
storto.
- Se te la do in mano non fai solo un tiro. O così o niente.
Mi piacerebbe ricordargli che non è mio padre, che non può
dirmi cosa devo o non devo fare e soprattutto non deve trattarmi da bambina ma
a cosa servirebbe?
Si metterebbe a ridere e riprenderebbe a fumare,
fregandosene dei miei commenti.
Notando la mia resa riavvicina la sigaretta e io ci appoggio
le labbra aspirando e poi soffio fuori tutto.
Non ho mai capito come facciano certe persone a dargli
forma, a quel fumo. Mi sembra così libero. Libero come io non sarò mai.
Quando chiedono perché fai certe bravate con gli amici tutti
rispondono per essere grandi e fighi. Io non l’ho mai fatto per questo. L’ho
fatto per sentirmi libera dal mio corpo da bambina. L’ho fatto per liberarmi
dall’amore. Peccato che non sia servito.
Sono ancora qui, con lui e con me.
- Eth, che hai?
- Niente.
- Non è vero, Eth. Che ti succede stasera? Sei lì seduto
mogio mogio da quando siamo arrivati!
- Non ho niente, Cristo. Lasciami in pace.
Mi alzo, infastidita dal suo tono e mi dirigo verso il bar.
Ordino una vodka liscia e naturalmente nessuno mi chiede i documenti.
Ogni tanto vorrei che qualcuno si accorgesse di me e dei
miei quindici anni.
Ehilà mondo, mi vedi? Sono qui, piccola e indifesa. Sono
qui, a bere e fumare con un gruppo decisamente fuori dagli schemi.
Nessuno viene a salvarmi?
Nessun principe azzurro con un destriero bianco arriverà
mai, vero?
Sospiro, sconsolata e butto giù tutta la vodka in un colpo
solo. Dall’abitudine ha perfino smesso di farmi male la testa.
- Ehi, vacci piano con quella.
Eddie si avvicina a me e mi da un bacio sulla guancia.
Sbircio Ethan senza farmi notare e lo vedo irrigidirsi.
Sorrido al bel ragazzo che ho di fronte sfoderando la mia
arma migliore.
- Lascia stare, sto alla grande. Tu invece? Non dovevi non
venire stasera?
- Immagino che tu sia uscita con il consenso dei tuoi vero?
Alzo le spalle un po’ per fare la dura un po’ perché non
voglio che si impicci degli affari miei.
- Qualche novità?
- Che genere di novità?
- Non saprei, il tuo amico non si è chiuso in bagno ancora
con nessuna?
Mi guarda sorridendo e capendo di aver colto nel segno per
infastidirmi e farmi arrabbiare il sorriso si allarga di più fino a diventare
risata.
- Effettivamente non è in forma, ma scommetto dieci euro che
se glielo chiedessi tu non si farebbe troppi problemi a trovare un posto per
voi, non so se mi spiego…
- Ti spieghi benissimo Eddie, fidati.
Eddie impallidisce quando sente la voce di Ethan arrivare da
dietro. Beccato.
- Chiariamo una cosa: non ti voglio vedere vicino a lei. Mi
sono spiegato?!
- Non è mica la tua ragazza e non stavamo facendo nulla.
- Lei non devi nemmeno guardarla Eddie. Non è come voi.
- Come se non fossi un cretino drogato anche tu! Eth qua sei
uno di quelli messi peggio, cazzo. Ancora non l’hai capito?
Ethan è arrabbiato, così arrabbiato che penso che potrebbe
perfino colpire il suo amico davanti a tutta questa gente.
- Hai ragione, ma se le dai fastidio ti spacco il culo
Eddie.
Eddie annuisce e anche se lui sembra non essere minimamente
spaventato so che in fondo un po’ di paura ce l’ha.
Ethan, nelle risse, ha sempre vinto.
Mi prende sottobraccio e io appoggio il viso sul suo petto,
felice.
Sono sempre felice quando lui mi stringe, anzi no. Dire che
sono felice è riduttivo, sono in estasi.
Torniamo a sederci al tavolo sulle nostre poltroncine e
Ethan mi stringe ancora di più al suo fianco ma improvvisamente scosta il collo
e gira la testa di lato.
Una ragazza mora e bellissima sta passando davanti a noi
proprio in quel momento.
Dio, Eth, finirai per uccidermi.
Pensavo di salvarti #6
Ethan
Mi annoio. Pura noia, mentre sono disteso sul letto.
Di chiamare una ragazza niente da fare, sono tutte a scuola.
Scuola. Magari potrei andarci.
Guardo l’orologio. Le undici. Troppo tardi e poi non è che
mi vada così tanto. Starsene seduti immobili e ascoltare una lezione non è il
mio forte.
E pensare che una volta avevo tutti otto e nove. Mi basta
leggere e le cose mi entrano in testa senza nessuno sforzo, ma ora non leggo
nemmeno più.
La vita è breve, bisogna godersela fino alla fine. Non c’è
tempo per storia e matematica. Non c’è tempo per Leopardi e Newton. Non c’è
tempo nemmeno per te stesso in realtà.
Il cappello è ancora sulla mia scrivania. Non riesco a resistere
di più. Lo prendo e lo metto nuovamente dentro l’armadio.
Fa così male pensare a te, Ste. Così male.
Accendo il computer e controllo la posta elettronica.
Messaggi di ragazze che nemmeno mi ricordo, messaggi di ragazze con cui ho
fatto sesso e non hanno saputo far altro che lasciare indifferenti segni sul
corpo.
Entro in Facebook e vedo messaggi pure li. Li cancello senza
leggerli e poi passo offline in chat. Non vorrei che qualcuna mi scrivesse. Non
sono dell’umore adatto.
Entro nella mia pagina, quella creata da poche ore e resto
basito. Settantotto fan e undici commenti a ciò che ho scritto.
Ste; già mi stai
simpatico.
Almeno uno sincero!
Gli stronzi attizzano!
Sono entrata qui per
sbaglio, cavoli che parole ragazzo…
Lascio perdere il resto dei commenti e spengo tutto. È stata
una cavolata. Non avrei mai dovuto aprire questa pagina.
Non smettere mai di scrivere Ethan.
Le parole di Ste mi arrivano alla mente, senza che io possa
farci nulla.
Ti avevo promesso che non avrei smesso di scrive vero? Eppure
non scrivo da quando te ne sei andato.
Prendo fuori il mio vecchio diario, tutto impolverato e
ricoperto di foto, delle nostre foto, e inizio a leggere.
Piacere mi chiamo Ethan; e sono un cretino.
Diciannove anni di
esistenza, nessun principio, troppe sigarette fumate e troppe vite consumate.
Occhi scuri e capelli neri, color cenere
anzi. Magari domani me li coloro di blu, e mi metto anche le lenti a contatto.
Ma non credi basti a cambiarmi. Nemmeno li facessi arancione diventerei qualcun
altro, qualcuno di cui potersi fidare. Quindi i capelli e gli occhi li tengo
così, e pure le magliette e i jeans che mia madre definisce stracci da duecento
euro. Magari provo a cambiare dentro, a mettere la testa a posto. Oppure chiedo
a Lei di cambiarmi, chiedo a lei di farmi rinascere. Le chiedo di andare in
un’altra dimensione, in una in cui si possa abbandonare completamente a me, in
una in cui non mi dispiaccia passeggiare tenendola per mano o piangere quando
qualche mio amico mi delude. Ci andrei solo con lei, solo per lei, in quella
dimensione. Sapete una cosa? Ci vado ora
a dirglielo. Vado sotto la sua finestra e le dico che sono già cambiato, che
lei mi ha cambiato. Dopotutto sono qui a scrivere di lei. Varrà pur qualche
credito extra; ma siamo ancora nella mia dimensione. Nella dimensione in cui
non le direi mai davvero quanto vale. Nella dimensione in cui non le direi mai
di aver scritto di lei.
Domani è un altro
giorno. Domani forse cambio. Oggi me lo godo. Oggi sono ancora un cretino con
solo diciannove anni alle spalle.
Ti spezzerò il cuore.
E pure l’anima e il
corpo. Ti distruggerò fin dentro le cavità delle tue ali, angelo mio. Senza
troppi problemi, senza troppe scommesse o domande. Solo con una nottata con me.
Perché io al mattino non ci sarò. Approfitterò del tuo cuore che urla e me ne
uscirò indisturbato. Senza lasciare biglietti o numeri di telefono. Senza nome
e cognome. Senza raccontarti chi sono davvero.
E’ la cosa che so far
meglio correre via. Ed è un po’ un dono perché se mi fermassi a tenerti fra la
braccia potrei non avere il coraggio di vestirmi e chiudere la porta in
silenzio. Potrei non avere il coraggio di non macchiare centomila foglietti di
inchiostro tanto per essere sicuro che uno lo troverai. Li metterei attaccati
ovunque, e ti scrivere il mio numero anche sul corpo. Con l’indelebile.
Ma io scappo, io corro
lontano dalle tue nuove lacrime, lontano dalle mie, di lacrime. Lontano da chi
potrei essere solo con un bacio sulla tua guancia. Lontano perché il mal
d’amore mi terrorizza. Lontano perché l’elisir che potrebbe curarmi se mi
ammalassi fino in fondo, lo devono ancora inventare, e il tempo che dovrebbe
aiutare non è abbastanza come garanzia.
Corro e nemmeno so
dove sto andando.
Corro via da me stesso
e da quella camera.
Corro via da te, cuor
mio.
Richiudo frettolosamente il diario e ricaccio dentro le
lacrime. Sono tutte stupidate. Io non ho mai avuto talento. Io ho talento solo
per deludere le persone.
Pensare che ci credevo pure. Ci credevo di poter diventare
scrittore.
Allontano il diario spingendolo fino all’angolo della
scrivania e mi posiziono davanti alla tastiera. Le dita sui tasti scorrono
veloci e dopo tanto tempo mi libero, almeno un po’, e mi sento meno solo. Meno
solo anche se lei è sempre con me.
sabato 18 ottobre 2014
Io che non vivo senza te - Laura Wiess
Rowan Areno ha solo sedici anni, ma la vita l’ha già messa a dura prova. Solo pochi mesi fa era una normale ragazzina, che amava ridere e divertirsi con le amiche, poi suo padre – il suo forte, infallibile papà – si è suicidato, lasciando a lei e sua madre solo un mucchio di domande destinate a rimanere senza risposta. Sono passati alcuni mesi ormai da quel terribile giorno di maggio, ma Rowan non è ancora riuscita a fare davvero i conti con il trauma della perdita. Non capisce come suo padre abbia potuto scegliere di abbandonarla, come abbia potuto compiere un gesto così estremo. Rowan è a pezzi, ma proprio quando ormai ha perso la speranza, ritrova Eli, un ragazzo con cui aveva condiviso un’unica, magica serata prima che la sua vita andasse in rovina. Anche lui è stato ferito, anche lui ha perso qualcuno che amava. Rowan ed Eli insieme, tenendosi per mano, forse possono cercare di resistere, di rialzare la testa, di dare un senso al passato e lasciarselo alle spalle...
Nel sito della Newton Company è possibile scaricare un estratto in pdf ( http://www.newtoncompton.com/libro/978-88-541-6105-4/io-che-non-vivo-senza-te )
Commento personale
Questa storia mi è piaciuta davvero tanto. Lascia spazio a tanti tipi di sentimento, all'amore che va al di là del solito fra due giovani.
Rowan ha una bella famiglia. Vuole bene ai suoi genitori, si trova bene con loro anche se suo padre, un poliziotto esemplare, ogni tanto non le lascia la libertà che lei vorrebbe. Quando suo padre si suicida dopo non essere riuscito a salvare un bambino e il padre in servizio, tutta la vita di Rowan cade a pezzi. Il padre che vedeva, forte e determinato, si sgretola. Tutto ciò che le resta sono domande senza risposta Si, perchè suo padre non le ha lasciato nemmeno un biglietto. Rowan non riesce a capacitarsene. Qualcosa dentro di lei urla e scalpita e non sa più cosa fare della sua vita. Sua madre, distrutta quanto lei, non la aiuta di certo e tutto le ricorda suo padre.
Eli, però, un ragazzo conosciuto un pò per caso che quel maledetto giorno era accanto al padre di Rowan mentre non ha salvato quel bambino sembra capire ciò che lei prova.
Un amore che ha paura di prendersi per mano alle volte e altre si stringe così forte da lasciare i lividi. Due ragazzi che cercano di trovare in se stessi la forza per affrontare ciò che la vita gli ha riservato.
Perchè, in fondo, la vita è comunque il bene più prezioso.
Questa storia mi è piaciuta davvero tanto. Lascia spazio a tanti tipi di sentimento, all'amore che va al di là del solito fra due giovani.
Rowan ha una bella famiglia. Vuole bene ai suoi genitori, si trova bene con loro anche se suo padre, un poliziotto esemplare, ogni tanto non le lascia la libertà che lei vorrebbe. Quando suo padre si suicida dopo non essere riuscito a salvare un bambino e il padre in servizio, tutta la vita di Rowan cade a pezzi. Il padre che vedeva, forte e determinato, si sgretola. Tutto ciò che le resta sono domande senza risposta Si, perchè suo padre non le ha lasciato nemmeno un biglietto. Rowan non riesce a capacitarsene. Qualcosa dentro di lei urla e scalpita e non sa più cosa fare della sua vita. Sua madre, distrutta quanto lei, non la aiuta di certo e tutto le ricorda suo padre.
Eli, però, un ragazzo conosciuto un pò per caso che quel maledetto giorno era accanto al padre di Rowan mentre non ha salvato quel bambino sembra capire ciò che lei prova.
Un amore che ha paura di prendersi per mano alle volte e altre si stringe così forte da lasciare i lividi. Due ragazzi che cercano di trovare in se stessi la forza per affrontare ciò che la vita gli ha riservato.
Perchè, in fondo, la vita è comunque il bene più prezioso.
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Pensavo di salvarti #5
Juliet.
Mi lavo e vesto velocemente. Mi guardo allo specchio e delle
occhiaie profonde mi cerchiano gli occhi. Che novità.
Provo a coprirle con un po’ di trucco ma come sempre non
funziona.
Dannazione.
Esco salutando i miei con la testa bassa per non farmi
vedere in faccia e prendo la bici. Pedalo forte anche se non sono in ritardo.
Solo per la sensazione del vento fra i miei capelli.
Amo quando il vento ti solletica e accarezza. Mi fa sentire
meno sola.
Non è che mi senta sola, solo dispersa credo. In un mondo
che non ne vuole sapere di starmi ad ascoltare. Mi sento piccola e indifesa di
fronte a tutto quello che mi circonda. Mi sento un’ombra con gli amici. La sua ombra. È lui quello sicuro di se.
Quello forte. Quello figo. L’amico che tutti vorrebbero, l’amico che non
conosce nessuno.
Ethan.
Prendo il cellulare e gli invio un messaggio, so già che non
mi risponderà ma va bene così. Basta ricordarsi di dire va bene così e tutto va
per il meglio.
Una volta arrivata a scuola entro in classe salutando i miei
compagni che sono seduti sopra i banchi divisi in gruppi e metto giù il mio
zaino.
Raggiungo Audrey, la mia amica del cuore, la quale appena mi
vede, sospira.
- Quanto hai dormito stanotte?
- Non molto…
- Possibile che Ethan sia sempre da te? Che trovi qualcun
altro che lo tira fuori dai guai! Juliet, tu la devi smettere di stare con
quello. Non ti fa bene. Insomma, sei uno straccio tutte le mattine.
Praticamente non dormi. Fumi e bevi e nonostante tu dica che non è vero,
secondo me ogni tanto ti fai pure.
Audrey, il cui nome è da maschio per colpa di suo padre che
non voleva assolutamente cambiare idea nonostante il sesso della figlia, è la
mia migliore amica da un paio di anni. Ci siamo conosciute alle elementari ma
poi alle medie ci siamo perse di vista, riscoprendoci uguali solo al liceo.
Uguali è una parola grossa. Eravamo simili, fino a quando Ethan non ha iniziato
ad andare in giro con la sua nuova compagnia e io mi ci sono buttata subito,
senza pensare alle conseguenze solo per stargli vicina.
Si tratta di un gruppo di ragazzi quasi tutti sbandati e che
non fanno altro che passare le serate in discoteca a rimorchiare, bere e
drogarsi. Il proprietario li lascia fare perché non gli hanno mai creato
problemi ed è amico del padre di uno di questi, Eddie. Un riccone assurdo che
cerca di evadere dalla serietà e depressione del padre stesso combinando casini
a tutto spiano. È l’unico che conosco bene in quella compagnia, Ethan non ama
che vada in giro con loro. Dice che non è gente per me e cerca di lasciarmi a
casa il più possibile. Ma si sa: le donne sono testarde, le donne innamorate
ancor di più.
Audrey, o come preferisco chiamarla io Aud, non riesce
proprio a capire ciò che provo per Ethan. Sarà che lei non è mai stata
innamorata, sarà che lei ha una vita perfetta dalla quale non vuole evadere ma
proprio non riesce a capire, nonostante le abbia ripetuto milioni di volte
quanto lui sia importante per me.
- Lascia stare, Aud. Per favore, ho già litigato con lui
questa mattina.
- E scommetto che alla fine lui ti ha sorriso e tu hi detto
scusa è colpa mia.
La mia amica mi guarda, sapendo di aver ragione e io non
posso darle torto. Annuisco, arrossendo per la mia ammissione e lei alza le
braccia al cielo.
- Juliet, quando ti troverai un bravo ragazzo e deciderai di
avere una super storia d’amore con lui tipo quella dei film? Insomma, non hai
mai avuto un ragazzo per colpa di Ethan!
- Non è vero, c’è stato… c’è stato..
- Visto?
- James!
- Quello non vale, eri in seconda elementare e se non
ricordo male Ethan l’ha picchiato quando al parco ti ha dato un bacio e tu sei
scappata.
Un punto per lei.
- John!
- Due settimane e l’hai mollato perché era troppo noioso.
Come fa ad essere noioso uno con una moto come la sua?
Rido e poi corrugo la fronte mentre penso a chi altro ci sia
stato nella mia vita. Non mi viene in mente nessun nome.
- La verità Juliet è che tu sei cresciuta con l’idea di lui
come un Dio. È logico che tu sia innamorata! Ma è stata tutta una
manipolazione. Tu in realtà non lo ami.
Ma perché me lo ripetono tutti?
Le persone fanno presto a parlare, poi però il cuore che
scalpita è il mio. Quello che brucia e pompa sangue malato di lui è il mio, non
il loro.
Il suono della campanella mi salva dai continui borbottii di
Audrey contro Ethan e io ringrazio silenziosamente chiunque me l’abbia mandata.
Dopotutto, senza di lei, a volte, non saprei come restare
con i piedi a terra.
domenica 12 ottobre 2014
Pensavo di salvarti #4
Ethan
Credo di aver bisogno di un “da domani cambio”. Una di
quelle frasi che ti fregano, ti prendono e ti fanno sperare in un futuro
migliore. La verità è che per me, di futuro, non ce n’è mai stato uno. Possono
dire quello che vogliono i giornalisti, gli psicologi, le madri degli altri
ragazzi o anche i semplici spettatori della mia vita. Io non cambierò mai. Non
verrò fuori dal mondo che mi circonda. Non uscirò dal sesso, dall’alcol, dagli
spinelli con gli amici o dal fumo.
Semplicemente perché non voglio. A volte credo di
meritarmelo, a volte senti il bisogno di farti del male. A volte quando
commetti un errore pensi che un dolore più forte ti impedirà di farne altri e
allora inizi ad auto infliggerti quel male. Quando te ne accorgi ci sei dentro
fino al collo e non trovi la forza di uscirne.
Apro la porta di casa senza preoccuparmi di non far rumore.
So che sta dormendo sul divano aspettando che io ritorni a casa.
Non appena entro lei si alza e mi guarda. Mi guarda con il
suo solito sguardo, pieno di una pietà inaudita. Ha perfino smesso di prendermi
a schiaffi o rimproverarmi.
Questo fa molto più male, leggergli negli occhi che razza di
delusione sono per lei fa più male.
Sento dei piccoli passi scendere le scale e sorrido al
piccolo ragazzino che sta scendendo. Me lo prendo in braccio e lo bacio tutto.
- Eth, dove sei andato?
Guardo negli occhi il mio fratellino e tutto torna ad essere
normale. Il mio mondo rientra nei suoi schemi e quasi glielo dico.
Non preoccuparti, è
l’ultima volta che ti faccio stare in pena.
Ma le labbra restano serrate.
Sono davvero un codardo.
Pensare che ci sono ragazzi e ragazze che vedono in me la
perfezione per come mi vesto o per come faccio il cretino ovunque vada. Per le
ragazze usa e getta. Per la scuola che va da culo. Per le droghe. Per le
sigarette.
Dio, il mondo come può non vedermi mai per ciò che sono
davvero?
Sono un attore così bravo?
Samuel scende dalle mie braccia e va in cucina a preparare
lo zainetto per la scuola.
- Ethan, so che sei maggiorenne e che non ho il diritto di
dirti qualcosa ma dove sei stato stanotte?
Cosa vuoi sapere davvero mamma? Vuoi sapere dov’ero o con
chi e cosa è successo? Vuoi sapere se sono stato attento?
È l’unica regola che rispetto sempre sai? Io, un figlio, non
lo voglio avere. Io, non saprò mai fare il padre. Non ho nessun esempio da
seguire.
- Da Juliet.
- Ethan, sai che quella ragazza mi piace molto. È educata e
sempre gentile e quando viene qui dà sempre una mano anche con tuo fratello ma
sono preoccupata. È molto più giovane di te e i suoi genitori…
- Non ci vado a letto. So che ti interessa solo questo.
Juliet e io siamo amici. Lo siamo da sempre quasi. Non intendo cambiare questa
cosa e i suoi non sanno che ero da lei. Fine del discorso.
Mi incammino verso le scale e mia madre mi blocca
prendendomi per una spalla.
- Ethan…
Le tolgo la mano dalla mia spalla e senza voltarmi verso di
lei vado in camera mia.
È in momento come questi che ringrazio di avere le pareti
insonorizzate e di poter urlare quanto voglio.
Il cellulare sulla scrivania si illumina.
Un messaggio.
Juliet.
Se non vieni a scuola
ti vengo a prendere per i capelli.
Sorrido e non le rispondo.
Il mio sguardo cade sul computer spento e la connessione ad
internet.
Penso a Juliet che mi ha parlato così tante volte del suo blog
e di quanto ami scrivere. Della gente che conosce tramite ciò che scrive e di
quanto sia bello essere qualcun altro anche se solo dentro un mondo virtuale.
Mi siedo e accendo il computer. Entro con la mia password e
vado su Facebook.
Clicco su crea pagina e la prima cosa che mi viene chiesta è
un nome.
Mi trovo in difficoltà già qui.
Digito Ethan e poi lo cancello.
Mi alzo e prendo il cappello che è nascosto dentro il mio
armadio.
Ste, mi manchi così tanto.
Me lo rigiro fra le mani e poi decido.
Ste punto e virgola.
Crea pagina.
Sei sicuro?
Me lo chiede così questa schermata.
Sei sicuro?
No, per niente. Ma oggi ho voglia di fingermi migliore. Oggi
invento il mio mondo. Oggi tengo fede ad una promessa.
Ste; sono io. Io con il
punto e virgola perché mi hanno insegnato che alla fine ci va sempre il punto
ma ancora non mi va di vederci una fine. Sono uno stronzo, un grandissimo
stronzo. Uno di quelli che voi ragazze chiamate “il figo che se la tira”. E mi
chiedo una cosa, se voi credete che io sia così vuoto, che mi diverta a
spezzarvi il cuore perché venite a cercarmi, perché mi adorate come un Dio ed
ogni volta che vi passo vicino voi e le vostre amiche fate i sorrisini e
mettete in bella mostra le gambe o il culo e le tette? Volete che vi desideri e
vi porti a letto come faccio con tutte le altre e poi appena finisce iniziate a
piangere dicendo che se aveste saputo che io ero quel tipo non vi sareste mai
lasciate ingannare. Si, certo!
Ste, questo è per te.
Spengo il computer e mi butto sul letto, pronto a dormire.
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