Juliet.
Mi lavo e vesto velocemente. Mi guardo allo specchio e delle
occhiaie profonde mi cerchiano gli occhi. Che novità.
Provo a coprirle con un po’ di trucco ma come sempre non
funziona.
Dannazione.
Esco salutando i miei con la testa bassa per non farmi
vedere in faccia e prendo la bici. Pedalo forte anche se non sono in ritardo.
Solo per la sensazione del vento fra i miei capelli.
Amo quando il vento ti solletica e accarezza. Mi fa sentire
meno sola.
Non è che mi senta sola, solo dispersa credo. In un mondo
che non ne vuole sapere di starmi ad ascoltare. Mi sento piccola e indifesa di
fronte a tutto quello che mi circonda. Mi sento un’ombra con gli amici. La sua ombra. È lui quello sicuro di se.
Quello forte. Quello figo. L’amico che tutti vorrebbero, l’amico che non
conosce nessuno.
Ethan.
Prendo il cellulare e gli invio un messaggio, so già che non
mi risponderà ma va bene così. Basta ricordarsi di dire va bene così e tutto va
per il meglio.
Una volta arrivata a scuola entro in classe salutando i miei
compagni che sono seduti sopra i banchi divisi in gruppi e metto giù il mio
zaino.
Raggiungo Audrey, la mia amica del cuore, la quale appena mi
vede, sospira.
- Quanto hai dormito stanotte?
- Non molto…
- Possibile che Ethan sia sempre da te? Che trovi qualcun
altro che lo tira fuori dai guai! Juliet, tu la devi smettere di stare con
quello. Non ti fa bene. Insomma, sei uno straccio tutte le mattine.
Praticamente non dormi. Fumi e bevi e nonostante tu dica che non è vero,
secondo me ogni tanto ti fai pure.
Audrey, il cui nome è da maschio per colpa di suo padre che
non voleva assolutamente cambiare idea nonostante il sesso della figlia, è la
mia migliore amica da un paio di anni. Ci siamo conosciute alle elementari ma
poi alle medie ci siamo perse di vista, riscoprendoci uguali solo al liceo.
Uguali è una parola grossa. Eravamo simili, fino a quando Ethan non ha iniziato
ad andare in giro con la sua nuova compagnia e io mi ci sono buttata subito,
senza pensare alle conseguenze solo per stargli vicina.
Si tratta di un gruppo di ragazzi quasi tutti sbandati e che
non fanno altro che passare le serate in discoteca a rimorchiare, bere e
drogarsi. Il proprietario li lascia fare perché non gli hanno mai creato
problemi ed è amico del padre di uno di questi, Eddie. Un riccone assurdo che
cerca di evadere dalla serietà e depressione del padre stesso combinando casini
a tutto spiano. È l’unico che conosco bene in quella compagnia, Ethan non ama
che vada in giro con loro. Dice che non è gente per me e cerca di lasciarmi a
casa il più possibile. Ma si sa: le donne sono testarde, le donne innamorate
ancor di più.
Audrey, o come preferisco chiamarla io Aud, non riesce
proprio a capire ciò che provo per Ethan. Sarà che lei non è mai stata
innamorata, sarà che lei ha una vita perfetta dalla quale non vuole evadere ma
proprio non riesce a capire, nonostante le abbia ripetuto milioni di volte
quanto lui sia importante per me.
- Lascia stare, Aud. Per favore, ho già litigato con lui
questa mattina.
- E scommetto che alla fine lui ti ha sorriso e tu hi detto
scusa è colpa mia.
La mia amica mi guarda, sapendo di aver ragione e io non
posso darle torto. Annuisco, arrossendo per la mia ammissione e lei alza le
braccia al cielo.
- Juliet, quando ti troverai un bravo ragazzo e deciderai di
avere una super storia d’amore con lui tipo quella dei film? Insomma, non hai
mai avuto un ragazzo per colpa di Ethan!
- Non è vero, c’è stato… c’è stato..
- Visto?
- James!
- Quello non vale, eri in seconda elementare e se non
ricordo male Ethan l’ha picchiato quando al parco ti ha dato un bacio e tu sei
scappata.
Un punto per lei.
- John!
- Due settimane e l’hai mollato perché era troppo noioso.
Come fa ad essere noioso uno con una moto come la sua?
Rido e poi corrugo la fronte mentre penso a chi altro ci sia
stato nella mia vita. Non mi viene in mente nessun nome.
- La verità Juliet è che tu sei cresciuta con l’idea di lui
come un Dio. È logico che tu sia innamorata! Ma è stata tutta una
manipolazione. Tu in realtà non lo ami.
Ma perché me lo ripetono tutti?
Le persone fanno presto a parlare, poi però il cuore che
scalpita è il mio. Quello che brucia e pompa sangue malato di lui è il mio, non
il loro.
Il suono della campanella mi salva dai continui borbottii di
Audrey contro Ethan e io ringrazio silenziosamente chiunque me l’abbia mandata.
Dopotutto, senza di lei, a volte, non saprei come restare
con i piedi a terra.